In questo momento l’Ucraina e l’Europa oppongono un rifiuto sdegnato alla proposta in 28 punti avanzata da Washington. Se a livello di governi è muro contro muro, gli esperti e gli analisti suggeriscono un approccio più morbido. Come riferisce il sito Strumenti Politici, vi è anche chi chiede apertamente di accettare il prima possibile, senza rimandare la faccenda scottante. Ad esempio Thomas Graham del Council on Foreign Relations, che vede in mano al presidente americano Trump tutte le carte per riuscire nell’impresa far firmare un accordo ai contendenti.
Sono gli scettici che sostengono il contrario a spingere gli ucraini a continuare la guerra. Per costoro, le richieste di Mosca sono “massimaliste” e fondamentalmente inaccettabili. Eppure secondo Graham è possibile far sedere tutti attorno a un tavolo e conciliare le posizioni, se Trump mobilita tutto il potenziale diplomatico e politico che caratterizza gli USA. La sua influenza su Mosca infatti è grande ed è in suo potere il normalizzare le relazioni bilaterali con la Federazione Russa. Proprio quello che il Cremlino vorrebbe. Ma è soprattutto Kiev che dovrebbe comprendere come l’ultima chiamata per una pace dignitosa è adesso. Fra qualche mese la situazione potrebbe già essere compromessa sia sul campo di battaglia che sul piano interno, con gli scandali di corruzione che stanno letteralmente decapitando il governo e l’ufficio presidenziale.
Inoltre, al di là della retorica e della promessa di assistenza incondizionata per tutto il tempo che serve, i governi europei cercano di evitare di impegnarsi nelle garanzie di sicurezza che Kiev invece desidera. E l’Ucraina non ha di fronte a sé tempo a sufficienza di rafforzarsi militarmente nel modo in cui Bruxelles desidera.
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