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Attualità | 18 dicembre 2025, 18:28

Si gioca a calcio davanti all’Aska sgomberato: il pallone mette in pausa una giornata tesa

Si attende l’avvio della manifestazione. Saltato il patto con la città. Per Piantedosi: “Non c’è spazio per la violenza”, per Casacci Torino è stretta da chi: "non vede differenze tra ordine pubblico e desertificazione sociale"

Si gioca a calcio davanti all’Aska sgomberato

Si gioca a calcio davanti all’Aska sgomberato

Si comincia all’alba con il blitz della polizia all’interno del centro sociale Askatasuna quando sono da poco passate le 5. Sei occupanti all’interno dell’immobile di Corso Regina Margherita 47 che fanno saltare il patto su Aska bene comune. Lo annuncia lo stesso sindaco Stefano Lo Russo, poche ore dopo l’avvio dell’operazione. 

La giornata è convulsa, le dichiarazioni politiche che si rincorrono. E non poteva essere altrimenti. Il centro sociale è all’interno del dibattito cittadino da quasi trent’anni. 

Nessuno in loco usa la parola “sgombero”: si parla di "operazione di polizia giudiziaria". Ma “sgombero” è la parola utilizzata dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi che, attraverso un post Instagram con il commento: “Dallo Stato un messaggio chiaro. Non ci deve essere spazio per la violenza”. 

Arriva il sostegno di molti attivisti che si riversano in Corso Regina blindato da agenti in tenuta antisommossa. Così come sono blindate le vie laterali: 500 alunni delle scuole dell’infanzia e primaria del circondario sono rimandati a casa. 

Sul posto arrivano anche i legali: mentre dall’immobile vengono tolte bombole del gas e altro materiale e si cominciano a murare gli ingressi, ci si accorda per far fare entrare due persone alla volta per portare via beni di prima necessità e anche due gatti. 

Tra i presenti anche Max Casacci uno dei garanti di quell’accordo oggi saltato: “La città non si lasci forzare la mano da chi non vede grosse differenze tra ordine pubblico e desertificazione sociale”, scrive poco dopo uno dei volti dei Subsonica.

Intanto sempre più persone cominciano a convogliare in Corso Regina. Si portano dei tavoli e si monta un gazebo. Si annuncia l’assemblea permanente. Ma dura poco: intorno alle ore 14 viene mosso il mezzo idrante e cariche di acqua spazzano via il presidio. 

La giornata ancora non è chiusa. A minuti è previsto l’avvio della manifestazione che richiamerà molti manifestanti. 

E nel turbinio di un 18 dicembre che ancora non è finito c’è spazio anche per un momento di quiete. Un gruppo di ragazzi improvvisa una partita di calcio proprio davanti all’Aska presidiata dalla polizia. Con due zaini come porte e un pallone sull’asfalto del corso e in mezzo alle rotaie del tram. Un attimo di pausa in una giornata tesa.

Daniele Caponnetto

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