Erano le prime ore del mattino del 19 giugno 1999 quando da Seul arrivò la notizia che le Olimpiadi invernali del 2006 erano state assegnate al Piemonte. Di corsa andai in ufficio a preparare le edizioni del mattino del TG5. Girando per Torino e per le montagne olimpiche incontravo solo gente entusiasta, in brodo di giuggiole. C’ era gioia, felicità ma anche consapevolezza della responsabilità: avremmo dovuto realizzare Giochi da sogno, e ci riuscimmo. Alla grande.
Sono passati quasi 20 anni e, in questi giorni, viaggiando per il Piemonte incontri perlopiù persone deluse, amareggiate. Siamo stati esclusi dalla corsa olimpica, a favore di Milano e Cortina. Inutile piangere sul latte versato, o cercare colpe e manchevolezze. Occorre rendersi conto che LA NOSTRA REGIONE E’ STATA MESSA NELL’ ANGOLO. Nonostante avessimo tutti gli impianti già pronti, sebbene la proposta del Piemonte fosse rivolta al risparmio, al recupero e al riuso (proprio come vuole il Comitato Olimpico Internazionale) non è servito a nulla. Incapacità nostra nel sostenere la candidatura e sordità del governo e del Coni… insieme, hanno fatto il patatrac.
E dire che – secondo molti sondaggi – circa l’ 85 per cento dei piemontesi era favorevole ai Giochi di Torino 2026, consapevoli che l’ esperienza del 2006 ha cambiato l’ immagine e la storia della nostra regione.
Ecco perché, da adesso in poi, farò il tifo per Stoccolma. La capitale svedese dovrebbe essere tra le principali candidate, insieme alla canadese Calgary e ovviamente a Milano-Cortina. Nelle competizioni internazionali bisogna sempre tifare Italia? Stavolta non ci sto. Torino e il Piemonte, avevamo le carte in regola. SIAMO STATI TRADITI DA CHI COMANDA A TORINO E A ROMA. Per questo meglio la Svezia che i nostri amici-nemici, vicini di casa.