Un nuovo allestimento per le collezioni del contemporaneo alla GAM: è stata inaugurata il 15 febbraio Pittura spazio scultura, un’esposizione che riunisce in veste rinnovata alcune opere del museo dagli anni Sessanta agli Ottanta, rivelandone le molteplici letture e interpretazioni critiche.
Gli artisti selezionati (tra cui Mario Merz, Claudio Olivieri, Luciano Fabro, Giovanni Anselmo, Luigi Ontani, Marco Bagnoli, Claudio Parmiggiani) si caratterizzano per l’eterogeneità. Alcuni provengono dall’Arte Povera, altri hanno visto il loro percorso intrecciarsi a quello della Pittura analitica, mentre altri ancora, dopo il periodo concettuale, sono tornati ai linguaggi tradizionali. Ciascuno esprime con vigore una personalità votata all’indipendenza, una realtà identitaria che mostra un legame insoluto con la storia dell’arte e i suoi stili.
“Questo nuovo allestimento – ha spiegato il direttore della GAM Riccardo Passoni – consente allo spettatore di ricavare una nuova percezione dello spazio museale. Un rinnovamento che permetterà di ripensare le nostre collezioni e periodicamente ridare slancio allo straordinario patrimonio di cui disponiamo”.
“Riorganizzare una collezione – ha aggiunto la curatrice Elena Volpato – è sicuramente il momento più importante nella storia di un museo. E questo allestimento rende onore a una stagione aurea di acquisizioni di opere da parte della GAM, frutto della lungimiranza e intelligenza delle istituzioni”.
Si tratta in particolare di quelle realizzate dall’ex direttore Pier Giovanni Castagnoli tra il 198 e il 2008. Opere in gran parte acquistate grazie al contributo della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT. Tra queste spiccano Animale terribile di Mario Merz e Gli attaccapanni (di Napoli) di Luciano Fabro, che fanno parte di un ristretto gruppo di lavori provenienti dalla Collezione Margherita Stein (e affidate in comune a GAM e Castello di Rivoli).
“Se si dovesse provare a spiegare cosa avvicina tra loro queste opere e i loro autori – si legge nell’introduzione al percorso – si direbbe un autentico desiderio dell’arte, un senso di appartenenza. Anche quando il loro farsi ha attraversato aspetti di processualità, sono opere dove forma e senso si trovano inscindibili, dove la sostanza fisica e materiale è all’origine della loro capacità evocativa”.
“Un allestimento di grandissima qualità – ha commentato Riccardo Montanaro, consigliere delegato di CRT –, non solo perché le opere sono straordinarie, ma perché è stato creato un ambiente in cui il visitatore è invitato a riflettere sull’evoluzione attraversata dall’arte in quegli anni. Anche il pubblico più generalista può così approfondire le proprie conoscenze in un percorso ben orchestrato”.