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Calcio | 20 settembre 2016, 07:31

Tanti auguri a un simbolo del Toro: lo storico magazziniere Tony Vigato ha compiuto 80 anni!

Da 63 anni lavora per il Torino e a 80 anni non ha alcuna intenzione di lasciare il suo lavoro da magazziniere della squadra granata; ha vinto uno scudetto, ha visto e pianto Meroni, ha vissuto momenti drammatici ed esaltanti, Vigato è la storia del Toro!

Tanti auguri a un simbolo del Toro: lo storico magazziniere Tony Vigato ha compiuto 80 anni!

Ha vinto uno scudetto e tre coppe Italia, per restare nel carrello dei dolci. Ma ha assistito anche alla tragica morte di uno dei più grandi di tutti i tempi (Gigi Meroni).

O all’altra altrettanto prematura del capitano dei capitani, Giorgio Ferrini, quasi a non farsi mancare niente di ciò che è la parabola dell’esistenza umana, e il dogma granata. Frammenti indelebili di Toro riflessi nella vita di Antonio (detto Tony) Vigato, ormai da tempo diventato la figura di riferimento del mondo delle emozioni di questo club.

Una vita, la sua, sempre accanto alla squadra del cuore. Lo storico magazziniere che ha seguito il Toro in (quasi) tutte le peripezie della sua esistenza ha compiuto 80 anni, 63 dei quali a braccetto con i colori e le sorti granata. Nel suo album dei ricordi gli mancano solo i “pionieri” e il mito del Grande Torino. Poi è arrivato lui: con la sua gentilezza, disponibilità, cortesia, generosità. Factotum da sempre, l’uomo dalle mille mansioni.

Sempre le stesse, sempre svolte con l’entusiasmo del primo giorno: è per questo che nonostante l'età non è un "vecchietto" in pensione, ma continua ciò che aveva iniziato tanti anni fa. Non chiamatela mascotte: lui lavora ancora duro. E non molla un colpo, ancora in prima linea al campo d’allenamento (prima il Filadelfia, poi Orbassano, poi l’Olimpico, infine la Sisport): a pulire le scarpette da calcio, a recuperare i palloni, a portare a spasso il materiale tecnico, a fare il caffè, a discutere con gli allenatori, ad esultare con i calciatori, anche a consolarli all’occorrenza.

Tony Vigato è diventato il simbolo del Toro, una memoria storica da tenersi stretta e abbracciare. Ed esaltare, come in questi momenti quando c’è un compleanno da festeggiare: la settimana scorsa, in Sisport, nel suo mondo, tra i suoi ragazzi e le sue mura. E con tutti i suoi sogni, quelli di un bambino che è cresciuto ed è diventato uomo con il granata appiccicato addosso come una seconda pelle. E che non smette mai di essere il faro occulto di una società che, come un porto di mare, nel corso degli anni ha cambiato tante volte fisionomia, gruppo, anche connotati come nel fallimento del 2005 del duo Cimminelli-Romero.

Ma Tony è rimasto sempre lì, al suo posto: pronto a raccontare e tramandare le sue emozioni, le sue storie. L’amico con A maiuscola di calciatori, tifosi (che gli hanno dedicato pure un club e una fan page su Facebook), perché no anche giornalisti: è davvero difficile non andare d’accordo con lui. Un mondo di presunte star che diventa un bonsai al cospetto del grande Tony, piccolo di statura, ma con un cuore enorme. Non ce n’è uno che, dopo averlo conosciuto, non lo ricordi volentieri. Rimanendo nell’attualità dell'era di Urbano Cairo, sono tantissime le tracce.

Il bomber Rolando Bianchi lo andava sempre ad abbracciare dopo ogni gol e ancora adesso è molto legato a lui. “Tanti auguri ad una delle persone più belle e vere che abbia mai conosciuto nel calcio: Tony sei splendido”, il messaggio via Twitter dell’ex attaccante del Toro. Adesso il testimone l’ha raccolto Andrea Belotti, non uno qualsiasi, ma il probabilissimo bomber dell’Italia ai prossimi Mondiali in Russia nel 2018: prestate attenzione, dopo ogni gol il Gallo va ad abbracciare proprio lui, prima di tutti gli altri. La carrellata è lunga, come le lacrime di Matteo Darmian che prima della cessione l’anno scorso al Manchester United si sciolse in un lunghissimo abbraccio proprio con il magazziniere: “Per me sei come un papà”, gli disse. Un po’ il papà di tutti.   

Luca Grelli

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