Da una parte all’altra del mondo. Da Torino a Sydney ci passano parecchi chilometri, ma soprattutto due anni.
Quelli che dal 2015 a oggi sono intercorsi tra la nona e la decima edizione (che si apre domani in terra australiana) del Congresso Mondiale delle Camere di Commercio. Per il capoluogo piemontese, all’epoca, fu l’ennesima ribalta di prestigio per collocarsi con autorevolezza al centro dello scacchiere internazionale, non solo economico. Un cammino iniziato con le Olimpiadi invernali del 2006 e non più interrotto.
Da domani sul tavolo ci saranno temi di estrema attualità: dal business ormai globalizzato (tema caldo già a Torino, due anni fa) a emergenze decisamente più recenti come gli effetti del terrorismo. E poi argomenti evergreen come la mobilità globale, il futuro delle città, l’accesso al credito e l’imprenditoria giovanile. Infine, non per importanza, il fantomatico 4.0 che accompagna il nuovo profilo dell’industria.
Tutti temi che toccano da molto vicino (anche) la nostra città: ecco perché Torino da domani sarà tra i protagonisti del Congresso Mondiale. E non solo come sede ultima sede dell’evento in ordine di tempo. Tanti appuntamenti fissati in agenda e una missione: stringere ulteriormente i legami e le opportunità di business tra il nostro territorio e la lontana Australia, sviluppando un rapporto che ha già dei precedenti (come un accordo bilaterale proprio con Sydney), come faranno in prima persona sia la Carioca che la Dermohelix, alfieri della provincia di Torino aggregati alla delegazione nostrana. Una terza azienda, la CCF-produzione di macchine per gelato su stecco, arriverà invece a ottobre.
“Torniamo da veterani al Congresso Mondiale delle Camere di Commercio, dopo aver ospitato l’evento a Torino e racconteremo ai nostri partner internazionali cosa sta cambiando in Italia a seguito della riforma del sistema camerale - commenta Vincenzo Ilotte, presidente dell’ente camerale cittadino - Saremo a Sydney, poi, anche per riallacciare contatti internazionali e per costruire rapporti utili per le imprese, che si potranno concretizzare in futuro grazie al nostro progetto AMEP (Australia Market Entry Program), dedicato alle pmi che intendono operare sul mercato australiano. Già oggi il mercato australiano assorbe merci piemontesi per oltre 282 milioni di euro e secondo le stime il 2017 si chiuderà con un ulteriore aumento”.
I numeri dicono che quello per l’Australia è un treno da non perdere: da sola, infatti, la grande isola-continente (è il sesto Paese più esteso del pianeta) offre un mercato potenziale dal 24 milioni di consumatori. Ma non è solo quello: potenzialmente, infatti, rappresenta una testa di ponte per poter avere accesso a buona parte dei mercati asiatici, portando così i numeri a quasi 3 miliardi di persone. Cifre da capogiro. Come un Pil in aumento, solo in Australia, del 2,6% nel 2016 (mentre l’Europa ancora zoppicava, figurarsi l’Italia), ovvero il 26esimo anno di crescita economica consecutiva. Un altro mondo.
Al momento, sono Cina, Usa e Giappone i tre maggiori fornitori dell’Australia, ma l’Italia (e il Piemonte con Torino) vuole migliorare il suo undicesimo posto. Peraltro, proprio la nostra regione, dopo una flessione del 2,3% nel 2016, ha visto un prodigioso balzo del 55,2% nei primi tre mesi del 2017. A giugno, in Piemonte c’erano 148 imprenditori di origine australiana. Di questi, quasi uno su due (il 46%) proprio nel torinese.