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Economia e lavoro | 20 febbraio 2018, 07:25

Tutela e restauro dei beni culturali: per gli artigiani si rischia la porta in faccia (VIDEO)

Il nuovo regolamento sugli appalti pubblici di lavori sul patrimonio tutelato non tiene in considerazione l'esperienza sul campo. Confartigianato: "Siamo discriminati"

Tutela e restauro dei beni culturali: per gli artigiani si rischia la porta in faccia (VIDEO)

Gli artigiani rischiano di rimanere chiusi fuori dalle attrazioni più belle per quanto riguarda il patrimonio artistico-culturale del nostro territorio. "Colpa", se così si può dire, del nuovo regolamento sugli "Appalti pubblici di lavori su beni culturali tutelati (Decreto 22 agosto 2017, numero 154).

“Il restauro su beni culturali è un settore molto importante per la nostra economia, sia per l’elevata qualità professionale degli operatori artigiani che vi operano, sia per le enormi opportunità di lavoro che ne potrebbero derivare - dichiara Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Piemonte -. Basti pensare che in Italia abbiamo un patrimonio di almeno 500mila edifici assoggettabili a tutela che dovrebbero essere sottoposti, ad una manutenzione o ad un restauro programmati e preventivi. Il restauro come conservazione di ciò che resta della forma originaria, è un’attività prettamente artigianale che deve essere tutelata e considerata alla stregua di una espressione artistica”.

Eppure, in tutto questo, le aziende artigiane potrebbero non avere voce in capitolo. “Non mi capacito – prosegue Felici, ampliando il ragionamento - del fatto che la politica stia facendo del suo meglio per portare all’estinzione le pmi attraverso uno stillicidio di misure, balzelli, norme che ci imbottigliano nel peggiore dei sistemi fiscali. Per intenderci: l’Italia ultimo tra 29 Paesi europei. La speranza è che la politica possa ritrovare la voce, dopo l’esito della urne, per dare fiato alle istanze e alle promesse fatte alle imprese in questa fase di campagna elettorale”.

E quella legata al nuovo regolamento rappresenta uno dei tanti fronti in cui le pmi (e le sigle che li rappresentano) sono impegnate: “Bisogna ricordare le battaglie condotte da Confartigianato e il ministero dei Beni e delle Attività culturali  - sottolinea Vincenzo Basiglio, presidente regionale e nazionale Confartigianato Imprese Restauro -. Al centro del confronto c’è il mancato riconoscimento della qualificazione professionale degli artigiani. Una questione che dura da tempo e che ha spinto Confartigianato, CNA e ARI a presentare ricorso per l’annullamento del decreto 154/2017, che disciplina gli appalti pubblici di lavori sotto la tutela dei beni culturali e che non riconosce l’esperienza tra i requisiti per lavorare nel settore. Il ricorso al MIBAC contro la discriminazione dei restauratori artigiani rappresenta un capitolo importante per la salvaguardia degli artigiani che lavorano in questo ambito e che hanno maturato un’esperienza e una eccellente qualifica direttamente sul campo”.

 

Massimiliano Sciullo

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