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Eventi | 24 febbraio 2018, 13:14

Il critico invisibile, Valerio Massimo Visintin, "smaschera" le food blogger al Festival del Giornalismo Alimentare (VIDEO)

Il giornalista e critico gastronomico del Corriere della Sera si è presentato a Torino con la "solita" maschera che gli serve a non svelare la sua identità. E al dibattito sui blog di cibo ha mandato qualche frecciata a chi si improvvisa giornalista "senza avere regole o una deontologia da seguire"

Il critico invisibile, Valerio Massimo Visintin, "smaschera" le food blogger al Festival del Giornalismo Alimentare (VIDEO)

La neve al mattino, seguita dalla pioggia battente del pomeriggio, non hanno aiutato il Festival del Giornalismo Alimentare, che nella sua seconda e ultima giornata di panel (sabato ci sono i press tour) ha visto sale un po' meno piene rispetto al primo giorno. Peccato, perché gli incontri sono stati molto interessanti: dall'alimentazione del futuro, il "novel food", che prevede di portare a tavola anche gli insetti, alla corretta etichettatura dei cibi, dalla deontologia professionale al ruolo dei food blogger.

E proprio su quest'ultimo tema si è acceso il dibattito, non fosse altro che per la presenza di uno degli ospiti più attesi, già mattatore del festival 2017: Valerio Massimo Visintin, il critico gastronomico autore di "Magiare a Milano" del Corriere della Sera, noto perché è riuscito a rimanere senza un volto per tutti questi anni, mantenendo il suo anonimato anche rispetto ai ristoratori e ai ristoranti in cui va a mangiare, grazie a una maschera che indossa in tutti i dibattiti a cui partecipa. Un "Robin Hood della ristorazione" che assomiglia di più a Zorro, o forse all'anonimo protagonista di "V per Vendetta".

Visintin ha criticato i food blogger, anzi "le" food blogger ("Sono sempre donne", ha spiegato) ponendo una questione interessante: "Se non sono giornaliste non devono seguire una deontologia e, se sbagliano, non sono punibili o sanzionabili da un Ordine professionale. E questo non ha senso. Chi fa comunicazione deve avere le stesse regole, giocare allo stesso tavolo". Visintin ha poi portato l'esempio di una nota "influencer" (senza farne il cognome), che avrebbe addirittura un tariffario da proporre alle aziende per farsi pagare la visibilità che può dare ai loro prodotti attraverso i suoi social. "E vi sembra normale?", ha incalzato, "Non c'è più confine tra pubblicità, o le marchette, e l'informazione".

Visintin si è poi soffermato sulla sua scelta di "mascherarsi", criticando alcune abitudini dei colleghi: dal falso anonimato ("Se uno va in incognito il primo anno, ma poi si palesa, è chiaro che dalla volta successiva gli chef sanno chi è") alla bocciatura dei rapporti interpersonali critico-chef ("Io voglio sedermi al tavolo come uno qualunque, non essere coccolato da una chef che sa che sono lì per giudicarlo. Ma non voglio nemmeno che la mia presenza possa creare disagio allo staff).

La conclusione, uno spasso: "Io non voglio criticare il mondo delle food blogger, ma sì, se avessi la bacchetta magica le farei sparire tutte, anzi soprattutto le influencer. Siccome non ce l'ho, faccio una proposta: diamoci delle regole valide per tutti".

Sotto, la video intervista con Valerio Massimo Visintin:

Daniele Angi

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