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Eventi | 23 aprile 2018, 08:09

"Torino che legge", alla scoperta dell'ultimo libro di Margherita Oggero con Bruno Gambarotta

"Non fa niente" racconta "un pezzo di vita, che mi ha ricordato le donne della mia famiglia, come mentalità e capacità di resistere agli avvenimenti negativi"

"Torino che legge", alla scoperta dell'ultimo libro di Margherita Oggero con Bruno Gambarotta

Margherita Oggero, ospite della rassegna "Torino che legge", ha presentato alla Libreria Civica di Torino, accompagnato da Bruno Gambarotta il suo libro "Non fa niente", edito Einaudi.

Abbiamo scambiato alcune battute con il celebre giornalista, scrittore e presentatore radiofonico, Bruno Gambarotta, grande amico e sostenitore della scrittrice.

Che cosa ha rappresentato per lei questo libro?

Questo è un libro è "senza rete": io scelgo spesso il genere giallo che è un aiuti, una gabbia narrativa che attira il lettore, il quale è curioso di sapere come va a finire. Qui non hai scampo. Viene raccontato un pezzo di vita, che mi ha ricordato le donne della mia famiglia, come mentalità e capacità di resistere agli avvenimenti negativi.

Lei, dunque, è molto legato all'universo femminile?

Io sono stato allevato da una madre pettinatrici, quando mio padre era sotto le armi. I primi anni della mia vita li ho vissuti in un mondo totalmente di donne. Io ero il frattello più grande e mio papà fu chiamato nei vari fronti, mentre mia madre aveva questo negozio che condivideva con la sorella e tante commesse e clienti e passavo molto tempo lì. Ho un legame fortissimo con le donne, anche perchè mia zia  mi ha portato con sè a Livoro. Quello con le donne è stato un rapporto di "colleganza" e non di "seduttore".

Lei è ha scritto per i più importanti quotidiani nazionali: cosa rappresenta o ha rappresentato per Lei il giornalismo?

Tecnicamente, non ho mai avuto la tessera da giornalista ma sono sempre stato un collaboratore (prima a "La Repubblica" ed ora a "La Stampa"). Ho sempre avuto grande libertà, perchè non mi hanno mai chiesto di fare dei servizi sulle cose che succedono. Ma io sono fortemente legato a quel mondo, leggo molti giornali, leggo i libri dei grandi inviati, sono stato amico di grandi giornalisti, però io scrivo con estrema lentezza. Ogni settimana ho una rubrica e ci impiego diverso tempo ad elaborarla, non sono capace di scrivere velocemente come fanno i giornalisti professionisti.

Valeria Rombolà

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