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Sanità | 19 maggio 2018, 10:00

Come prevenire il rischio di obesità infantile?

Quando parliamo di obesità infantile, sono due le prospettive fondamentali ed efficaci che dobbiamo tenere a mente nella lotta al contrasto di questo fenomeno: multidimensionalità e approccio life-course.

Come prevenire il rischio di obesità infantile?

Quando parliamo di obesità infantile, sono due le prospettive fondamentali ed efficaci che dobbiamo tenere a mente nella lotta al contrasto di questo fenomeno: multidimensionalità e approccio life-course.

Cosa significano?

Per multidimensionalità ci riferiamo all’idea che non si possa trattare il problema di sovrappeso o obesità in età evolutiva solo seguendo una modalità di intervento. Per cui le “buone abitudini”, tra cui quelle che riguardano la nutrizione, l’esercizio fisico, l’attenzione alla dimensione emotiva e psicologica, rappresentano quasi sempre strategie efficaci se hanno modo di integrarsi a vicenda, lavorando in sinergia e consentendo ai risultati di durare nel tempo, spesso l’obiettivo più difficile da raggiungere quando parliamo di obesità.

Per approccio life-course intendiamo invece l’importanza di osservare il rischio e lo sviluppo di sovrappeso e obesità infantile considerando tutte le fasi del ciclo vitale, perché in ognuna di esse risiede la possibilità di adottare buone pratiche per la prevenzione o l’intervento precoce.

Un esempio?

Negli ultimi decenni, la ricerca ha mostrato come già le fasi del pre-concepimento e successivamente della gravidanza rappresentino dei momenti cruciali per influenzare il successivo rischio per il nascituro di sviluppare una condizione di eccesso ponderale.

In questo senso l’indicazione è quella di adottare uno stile di vita in grado di ridurre per esempio l’evenienza del diabete gestazionale o il basso vs. un eccessivo peso alla nascita condizioni che, tanto più precocemente emergono, tanto più significativamente influenzano la salute futura.

Quali quindi i fattori a cui prestare attenzione fin dal periodo prenatale e perinatale?

Evitare il fumo di sigaretta per esempio. E’ informazione condivisa che il fumo in gravidanza e nel puerperio sia da evitare, ma è meno risaputo che il fumo abbia un’influenza intrauterina diretta sul bambino, determinando un significativo e aumentato rischio di sovrappeso/obesità nel nascituro.

Quando possibile, e salvo indicazioni o evenienze mediche differenti, la scelta di un parto naturale rappresenta un fattore protettivo rispetto al sovrappeso e all’obesità del bambino.

Come?

Attraverso il passaggio nel canale vaginale, il bambino ha la possibilità di essere “colonizzato” dal microbioma materno, ossia dall’insieme di tutti quei batteri che forniscono al bambino una sorta di “scudo immunitario” in grado di aiutarlo nel passaggio al mondo esterno. Questo però non basta, il microbioma materno sarà infatti in grado di svolgere questo ruolo protettivo soprattutto in funzione del peso e dello stile nutrizionale seguito dalla donna prima e durante la gravidanza.

E se il parto naturale non è possibile?

Dalla nascita in poi il contatto pelle a pelle tra mamma e bambino può svolgere la stessa funzione, grazie al microbioma presente sulla pelle materna.

Allo stesso modo, tra i fattori in grado di svolgere attivamente prevenzione dell’obesità, ritroviamo l’allattamento al seno che facilita nel neonato la capacità di autoregolarsi rispetto al momento, alla durata e alla quantità del latte che riceve, stimolandolo precocemente nel riconoscimento del proprio senso di fame e sazietà.

Perché questo aspetto è fondamentale fin da subito?

Perché spesso il cibo diventa - in modo più evidente soprattutto a partire dalla prima età scolare in poi - lo strumento per gestire sensazioni diverse dalla fame, rispondendo a bisogni e stati d’animo diversi come senso di isolamento, ansia, rabbia o frustrazione. Saper riconoscere e distinguere il senso effettivo di fame da quella che comunemente tutti chiamiamo “fame nervosa”, ci consente di limitare il rischio di mangiare in modo eccessivo e sregolato, concedendoci sì di ricorrere al cibo anche in momenti in cui il bisogno è per esempio di natura affettiva, ma evitando che questo determini condizioni di sovrappeso o obesità.

Gaia de Campora, PhD

www.gaiadecampora.com 

Psicologa e Consulente per la famiglia

Professore a Contratto, Università di Torino

Prenatal Tutor e Operatore di Training Autogeno

Responsabile Sezione ANEP di Torino, The Family Club



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