L’assegnazione per il prossimo triennio del servizio di mensa scolastica ha scatenato numerose polemiche, visto il ribasso del costo di un singolo pasto che pregiudicherebbe la qualità del cibo.
Come richiesto la settimana scorsa, l’assessora ai servizi educativi del Comune di Torino, Federica Patti, ha riferito in Sala rossa sulla questione, rassicurando l’opposizione (ma anche la maggioranza) sulla qualità del cibo. “Per i due lotti (quelli con il maggior ribasso, ndr) è stata verificata la congruità”, il che significa che l’azienda vincitrice rispetterebbe i requisiti minimi nonostante il prezzo più basso, che ha insospettito i consiglieri.
Pesa, su questo, la possibilità di un ricorso da parte dell’azienda esclusa, la Camst, che potrebbe portare a una sospensione dell’assegnazione (con il rientro temporaneo della precedente assegnataria) oppure a una sua conferma fino all’eventuale processo. Sono 8000, intanto, le famiglie che hanno scelto la misura alternativa rispetto alla mensa scolastica, cioè il pasto da casa.
Il vicepresidente del consiglio comunale Enzo Lavolta (Pd), intanto, ha chiesto un accesso agli atti: "La Giunta lavori per recuperare le oltre 8 mila famiglie torinesi che hanno abbandonato il servizio mensa negli ultimi due anni, e riveda il costo della tariffa a vantaggio dei fruitori del Servizio. A febbraio 2017 abbiamo chiesto con altri consiglieri alla Sindaca Appendino e all’Assessora Patti di dare esecuzione agli indirizzi della mozione approvati dal Consiglio Comunale, in particolare riducendo il costo del servizio".
"L’Amministrazione finora, dimostratasi incapace di affrontare con consapevolezza un tema delicato e importante come i servizi educativi, dia almeno un segnale a coloro che hanno progressivamente abbandonato la ristorazione scolastica per motivi economici", ha concluso Lavolta, mentre la capogruppo Sel Artesio ha sottolineato l’importanza di una campagna “per rilanciare il valore del servizio”.
Ma sono arrivati dubbi anche dalla maggioranza, per bocca del consigliere Federico Mensio. “Temo che quel ribasso – ha spiegato, parlando a nome del gruppo consiliare – vada a toccare i lavoratori o la qualità del pasto. Sul minor profitto sarà l’azienda a fare delle scelte, sui lavoratori vigileremo tutti. Sulle derrate non c’è riduzione. Il bando, però, va completamente spiegato, ma mi domando perché sulla parte tecnica tutte le aziende abbiano ottenuto il punteggio massimo. Mi auguro che il pasto torni a essere di qualità”.