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Economia e lavoro | 13 luglio 2018, 17:15

Comital e Lamalù, crisi "gemelle" in cerca di soluzione: 15 giorni di tempo per una speranza

Vertice presso l'assessorato al Lavoro della Regione dopo i due fallimenti dichiarati dal Tribunale. In questi giorni sono previsti sopralluoghi di soggetti potenzialmente interessati. Ma resta aperto il problema stipendi: potrebbero rimanere a zero almeno fino a settembre

Comital e Lamalù, crisi "gemelle" in cerca di soluzione: 15 giorni di tempo per una speranza

Si chiamano Comital e Lamalù, ma sono la stessa faccia di una medaglia che - unica rimasta tra le tante crisi torinesi - proprio non vuole saperne di voltarsi dalla parte giusta. Ma che tra 15 giorni potrebbe regalare un colpo di scena (si spera finalmente positivo).

Due fallimenti, drammatici di per sé, ma ancora di più perché ambedue legati allo stesso territorio, quello di Volpiano. E due situazioni che - a differenza di Embraco, FedEx-Tnt e Italiaonline - non trovano pace nella loro vertenza. Anzi, per quanto riguarda Comital, le ultime settimane hanno addirittura portato a passi indietro, con il Tribunale di Ivrea che ha stabilito il fallimento rigettando la continuità produttiva, che avrebbe permesso ancora qualche mese di "tregua" ai lavoratori in attesa di un nuovo compratore. Perché i lavoratori coinvolti, questa volta, sono circa 110. Mentre quelli di Lamalù sono 40. Il totale è comunque da far tremare i polsi.

Questa mattina, davanti alla sede di via Magenta dell'assessorato regionale al Lavoro, alcuni di loro si sono ritrovati per poi prendere posto all'interno degli uffici dove si riunivano i sindacati, l'assessore Gianna Pentenero e la curatela fallimentare. Con la speranza di trovare uno spiraglio di luce in un mese di luglio così buio. E lo spiraglio, se c'è, potrà rivelarsi tra una quindicina di giorni: tra due settimane è stato infatti calendarizzato un nuovo vertice mentre, nel frattempo, alcuni soggetti potenzialmente interessati a rilevare le aziende dovrebbero effettuare dei sopralluoghi.

Ma non è il tempo delle illusioni. Piuttosto dei buoni propositi - con i curatori fallimentari che si sono impegnati per cercare di "unificare" le due vicende, in modo da poter fare un bando che sia comprendente sia Comital che Lamalù - e la speranza di poter arrivare a fine settembre con una soluzione positiva.

Già, fine settembre: la ferita più aperta è proprio questa. Con la decisione del tribunale che ha sancito i fallimenti, infatti, qualunque tipo di ammortizzatore sociale o di retribuzione è venuta a mancare. Non sono scattati i licenziamenti, ma comunque queste persone non percepiscono già da un mese lo stipendio. E la prospettiva è che continueranno a non farlo ancora almeno per tre mesi.
Una situazione che ha contribuito a mantenere piuttosto accesi i toni del confronto, tanto che - al termine del vertice - le facce scure erano la stragrande maggioranza (per non dire la totalità). Con tanto di valutazioni che sconfinavano nel colore politico.

"Ci riaggiorneremo tra 15 giorni - dice Julia Vermena, responsabile Comital per Fiom-Cgil - e nel frattempo speriamo che qualcuno interessato muova i suoi passi. Il problema più stringente però è legato ai soldi: potrebbero non arrivare stipendi almeno fino a settembre. Ecco perché abbiamo chiesto alla Regione di provare a perorare la causa presso le banche per ottenere almeno alcuni anticipi".

"Si è fatto il punto della situazione - aggiunge l'assessore Pentenero - e il fatto che potrebbero esserci interessamenti è importante. Con il fallimento contestuale di Lamalù, la speranza è che ora le due situazioni possano essere unificate per trovare una soluzione comune. Questo è l'impegno che hanno manifestato i curatori".

"Sapevamo che la situazione è complicata, soprattutto per il fatto che non ci sono ancora le procure per i curatori - conclude Ciro Di Dato, sindacalista della Uilm - ma ora speriamo che con il bando che partirà a inizio agosto per finire con settembre i potenziali acquirenti si facciano avanti. Nel frattempo, tuttavia, è necessario trovare una qualche forma di ammortizzatore sociale per i lavoratori, che altrimenti non percepirebbero alcun reddito".

"Quello di Volpiano è un caso davvero emblematico, e anche paradossale - conclude Federico Bellono, segretario provinciale di Fiom-Cgil - nel momento in cui si parla tanto di aziende italiane che finiscono in mani straniere: prima la Cuki cede ai francesi due rami d'azienda – Comital e Lamalù – che nel giro di 3 anni falliscono, e subito dopo – è notizia di due giorni fa –  la stessa Cuki passa ad un gruppo tedesco".

Massimiliano Sciullo

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