Se prevarrà la linea del ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli, indicata ieri durante l’audizione e sostenuta con forza dal Movimento 5 Stelle, ci saranno ricadute anche sul Cuneese.
La messa in discussione delle concessioni autostradali, dopo che a fatica si era riusciti a trovare uno sblocco in sede europea, riporterà in alto mare la questione dell’Asti-Cuneo.
Se prevarrà la linea di nazionalizzazione del comparto autostradale e, come pare intenda procedere il governo nonostante non vi sia unanimità di vedute tra 5 Stelle e Lega, verranno revocati gli incarichi di concessione, il completamento dell’Asti-Cuneo slitterà sine die.
Il progetto autostrada decadrà e tornerà in campo l’ipotesi superstrada.
I tempi, in ogni caso, si dilateranno e azzardare previsioni sulle nuove tempistiche è materia che riguarda gli indovini e non l’informazione.
Ma c’è un altro aspetto che è fonte di altrettanta preoccupazione. Nelle casse di Atlantia, la società controllata da Autostrade Italia, ci sono ingenti capitali di due delle Fondazioni bancarie tra le più importanti del Piemonte, la Cr Torino e la Cr Cuneo, guidate rispettivamente da Giovanni Quaglia e Giandomenico Genta.
La Fondazione Crc aveva acquistato, negli scorsi mesi, azioni Atlantia per un valore di circa 50 milioni euro e analoghi investimenti erano stati fatti in precedenza, su volumi ben maggiori, da CrTorino.
Il crollo del titolo Atlantia, all’indomani della tragedia di Genova, è costato alla Crt una perdita di oltre 250 milioni di euro e alla Crc di 10 milioni di euro.
Se si arriverà alla revoca della concessione, si può ragionevolmente ipotizzare che il titolo Atlantia vada incontro ad un ulteriore indebolimento con conseguenze sul patrimonio delle due Fondazioni, che, in una stagione di vacche magre, rappresentano preziose fonti di finanziamento per tante iniziative sul territorio. Finora dal Consiglio generale Crc nessuno ha fatto sentire, almeno pubblicamente, voci di preoccupazione.
I sindaci delle maggiori città ricomprese nel territorio di competenza della Crc, Cuneo, Alba e Mondovì, Federico Borgna, Maurizio Marello e Paolo Adriano, non commentano, attendendo presumibilmente l’evolversi degli eventi.
Il “caso” – in questa circostanza – ha rilevanza ben maggiore rispetto alle recenti discussioni emerse a margine della riforma dello Statuto della Fondazione cuneese.
La questione delle commistioni Autostrade-Fondazioni, nonostante sia oggetto di perdurante cicaleccio da un paio di settimane, è tema rispetto al quale gli esponenti politici piemontesi e cuneesi non hanno finora proferito verbo.
Solo i 5 Stelle hanno lasciato intendere che solleveranno la questione degli intrecci tra Società Autostrade e mondo della finanza in sede parlamentare.
La posizione più difficile è quella di Giandomenico Genta, presidente della Fondazione Crc e, al contempo, presidente del collegio sindacale di Autostrada Italia Spa.
Anche Giovanni Quaglia, presidente della Fondazione Crt, ricopre la carica di presidente dell’autostrada A6 Verdemare Torino-Savona e, contemporaneamente, dell’Asti-Cuneo.
Le Fondazioni bancarie, pur essendo giuridicamente soggetti di diritto privato, non possono essere considerate alla stregua di enti privati per la loro rilevanza pubblica e la loro valenza sociale. Ancora una volta, dunque, la Fondazione Crc è nel vortice delle turbolenze.
In ossequio all’antico adagio piemontese: “as sa nen; sa as sa a dis nen; e sa dis, as dis pian ca se senta nen”, la politica tace.