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Economia e lavoro | 06 ottobre 2018, 07:25

Gli industriali torinesi immaginano una buona fine 2018, nonostante Tav, Governo e incertezze

Il presidente Gallina: "Un miglioramento non scontato, visto lo spread e l'escalation del protezionismo. L'Europa deve rimanere il nostro punto di riferimento". Il rischio "frenata" però resta nell'aria

Gli industriali torinesi immaginano una buona fine 2018, nonostante Tav, Governo e incertezze

Le imprese torinesi non perdono l'ottimismo. Nonostante lo spettro dell'incertezza - che aleggia ancora su tutto il Piemonte e non solo -, nonostante le polemiche sulla Torino-Lione, nonostante la batosta delle Olimpiadi e nonostante le decisioni controverse dell'attuale governo a guida Lega Nord - Cinque stelle. Ma i dubbi sono tangibili, nell'aria.

L'indagine dell'Unione Industriale di Torino, infatti, regala ancora segni positivi, a 360 gradi per l'ultima fetta del 2018. Dalla produzione agli ordini, passando per l'occupazione. Tutto viaggia accompagnato da un "più". E se la manifattura di fatto non retrocede rispetto ai dati di giugno, anzi in alcuni casi cresce, i servizi migliorano in maniera più evidente. Si conferma infine la tendenza che vede le aziende esportatrici più ottimiste rispetto a chi non ha commercio con l'estero. Mentre le imprese con meno di 50 addetti si allineano alle sorelle più grandi. Le indicazioni più favorevoli provengono dai comparti metalmeccanico (soprattutto macchinari e apparecchi e meccatronica) e delle industrie manifatturiere varie (come la gioielleria), buona tenuta anche per materie plastiche e alimentari, mentre tornano negative le attese nell’edilizia dopo il boom di giugno. 

"Un miglioramento che non è scontato - commenta il presidente degli industriali torinesi, Dario Gallina - visto il raffreddamento degli indicatori economici a livello europeo e nazionale e un clima di fiducia globale più pessimista, dominato dalle preoccupazioni per l’escalation del protezionismo". 
A turbare un po' i sonni degli imprenditori sono piuttosto le condizioni locali: "Soprattutto dal quadro politico nazionale. È necessario che l’Europa resti il nostro punto di riferimento e che la definizione della prossima manovra di bilancio rispetti i parametri stabiliti da Bruxelles, per evitare una pericolosa impennata di spread e tassi". Insomma, il rischio che si assista a una frenata - più o meno controllata - comincia a delinearsi all'orizzonte.

Scorrendo le cifre, si scopre in particolare che le attese sui livelli produttivi - per la manifattura - resta positivo pur scendendo dal +8,5% al 6%. Si assestano anche le attese sull’occupazione, che scendono, ma dal +10,4% al +7,4% e restano stabili le attese sugli ordinativi totali restano più o meno stabili, passando da +8% a +8,4%. Migliora l’export, che passa da +3,7% a +6,5%.
Scendono ancora le previsioni di ricorso alla cassa integrazione, che sarà utilizzata nel prossimo trimestre dal 6,8% delle imprese (era il 7,6% nella scorsa rilevazione). Aumenta ancora il tasso di utilizzo delle risorse, che passa dal 73 al 76,2%.

A livello di settori, sono soprattutto le aziende metalmeccaniche ad esprimere attese favorevoli (saldo del 9,2%, contro il 5,6% delle imprese non metalmeccaniche). Buon andamento anche per materie plastiche (+10,5%) e alimentare (+23,5%). Torna a calare l’edilizia che, dopo un +4,2% di giugno che aveva lasciato sperare in una ripartenza dopo tanti anni di crisi, registra un -8,9%. 

Come detto, ancora più vivace il comparto dei servizi: gli ottimisti salgono dal +17,8% al +25,9% rispetto ai pessimisti. Migliorano anche le previsioni sugli ordini totali. In calo le attese sull’occupazione (da +14,9% a +8,9%), mentre rimane trascurabile il ricorso alla CIG (2,8%). Migliora sensibilmente il tasso di utilizzo delle risorse (da 78,3% a 81,8%).

Stabili gli investimenti: il 22% delle imprese del comparto ha in programma investimenti significativi (era 22,7% a giugno).

Massimiliano Sciullo

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