Magneti Marelli passa di mano, ma è un bene o un male? I primi a prendere la parola - i sindacalisti della Fiom - avevano voluto mettere in guardia da possibili rischi legati a un cambio di proprietà (non più nel perimetro di FCA, ma ai giapponesi di Calsonic Kansei), mentre oggi arriva anche la voce delle altre sigle metalmeccaniche - Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr - che invece gettano acqua sul fuoco.
La loro voce arriva dopo l'incontro che si è tenuto a Corbetta (nel Milanese), con la Direzione aziendale seduta dall'altra parte del tavolo. "Ci è stato confermato che la cessione si perfezionerà nella prima metà del 2019 - spiegano i rappresentanti dei lavoratori - e non avrà ricadute sui lavoratori". "Anzi - proseguono - il Ceo Ermanno Ferrari ha sottolineato che la costituenda società sarà il frutto di una vera fusione, come testimonia il suo stesso nome “Magneti Marelli CK Holdings” nonché il mantenimento della sede operativa a Corbetta e si affermerà come uno dei primi 10 produttori mondiali di componenti per auto con un fatturato di 15,2 miliardi di euro e oltre 65mila dipendenti".
E proprio mamma-Fiat potrebbe continuare a fare da garante, in un certo senso: "L’accordo di fornitura pluriennale con FCA assicura un futuro stabile industriale e occupazionale ai siti produttivi italiani. L’aspetto positivo è la forte complementarietà dei due gruppi, geografica e produttiva. Innanzitutto Calsonic è molto presente in Asia e in particolare in Giappone, più in generale nei Paesi dove sono ubicati gli stabilimenti di Nissan; ciò vale anche in Europa giacché Calosinic Kansei è presente in modo significativo in Uk e Romania con fabbriche di radiatori e componenti per riscaldamento e raffreddamento, prodotti che Magneti Marelli non fa. Inoltre, con l’eccezione dei sistemi di scarico e in parte dell’elettronica che rappresentano settori condivisi da entrambe le imprese, Calsonic è forte in ambiti diversi da quelli di Magneti Marelli, vale a dire nella produzione di abitacoli, compressori, radiatori e sistemi di condizionamento; la competenza di Calsonic è particolarmente forte relativamente ai sistemi di scarico, ma le relative fabbriche non sono localizzate in Europa. Ci si aspetta anche, che la nuova Magneti Marelli avrà più risorse e occasioni, per investire nell’ambito dell’elettronica e della elettrificazione, soprattutto sui mercati asiatici dove Marelli ha sempre fatto fatica ad essere presente".
I sindacati inoltre ricordano che non saranno trasferite le realtà di PCMA, che di conseguenza restano in FCA; la loro esclusione deriva dal loro strettissimo legame alle produzioni di FCA. Infine non vi sarà alcuna conseguenza dal punto di vista contrattuale, "non fosse altro perché al 31 dicembre 2018, data di scadenza del CCSL, Magneti Marelli sarà ancora a pieno titolo in FCA".
Più prudente, ancora una volta, è proprio la Fiom torinese, per voce del suo neo segretario Edi Lazzi: «A Torino la Marelli è una realtà importante dove lavorano 3200 persone. L'azienda ha mandato segnali di distensione dichiarando che sia l'occupazione che gli stabilimenti saranno mantenuti. Per quanto ci riguarda prendiamo atto delle affermazioni fatte a un tavolo ufficiale e continueremo a monitorare la situazione. Resta il fatto che un altro pezzo di eccellenza italiana e della filiera industriale passa in mano straniera e il cuore del gruppo sarà in Giappone dove verranno prese le decisioni strategiche. Continuare a perdere importanti realtà non è la strada giusta per il rilancio e lo sviluppo della nostra città, tanto più quando si tratta di realtà come la Marelli che stanno lavorando sulla mobilità futura come l'elettrico, le nuove propulsioni in genere, la guida autonoma. Serve un'idea per Torino che ci faccia uscire da questo stallo e bisognerebbe partire dal non perdere quello che già abbiamo, anzi rilanciarlo guardando al futuro e agli sbocchi che ci sono sullo sviluppo della mobilità sostenibile».