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Politica | 31 ottobre 2018, 18:17

"L'investimento sul Mauriziano rischia di produrre nuovi costi e minore efficienza"

Così Andrea Appiano (Pd): “È indispensabile valorizzare i laboratori degli ospedali di Rivoli e Pinerolo e del San Luigi, rivedendo la geografia sanitaria dell’area ovest”

"L'investimento sul Mauriziano rischia di produrre nuovi costi e minore efficienza"

“Allo stato attuale è del tutto inverosimile che l’ospedale Mauriziano possa farsi carico degli esami finora svolti dall’Asl To3 e dall’ospedale San Luigi. Sono infatti necessari nuovi, consistenti investimenti per l’adeguamento del laboratorio, a cui oggi mancano spazi adeguati, strumentazione e personale. Ma vale la pena affrontare questa spesa?”. Se lo chiede il Consigliere regionale Andrea Appiano (Pd), che nel corso dell’odierna seduta d’aula a  Palazzo Lascaris ha presentato un’interrogazione all’Assessore alla Sanità Antonio Saitta.

A essere in questione è la riorganizzazione della rete dei laboratori analisi varata nel 2015 e che entrerà nel vivo nei prossimi mesi. Il piano regionale, per ciascuna area omogenea del Piemonte, ha individuato un laboratorio hub presso il quale concentrare gli esami di grande automazione e di diagnostica specialistica. Nel caso dell’area ovest torinese, questo significa che buona parte degli esami oggi svolti dall’ospedale San Luigi e dall’ASL TO3 dovranno essere trasferiti presso l’ospedale Mauriziano.

Nel corso del Question time, l’Assessorato alla Sanità ha fatto sapere che la Giunta regionale ha autorizzato lo scorso aprile la destinazione dell’utile di esercizio 2016 conseguito dal Mauriziano alla realizzazione del nuovo centro prelievi e al completamento del laboratorio analisi. Le risorse in questione ammontano a 1.800.000 euro.

“Il problema, continua Appiano, è che questa spesa appare finalizzata in primo luogo alla messa a norma dell’esistente. A titolo esemplificativo, occorre ricordare che nel 2016 al Mauriziano fu comminata una multa da parte dello Spresal per il mancato rispetto degli standard normativi del laboratorio della calcolosi renale. Il milione e otto stanziato nei mesi scorsi dovrà colmare questo tipo di lacune. È invece facile immaginare che, per l’ampliamento delle strutture, occorreranno ulteriori, consistenti risorse. Così come occorreranno ulteriori risorse per il  personale di laboratorio: risulta infatti che il Mauriziano abbia già ipotizzato l’assunzione di otto nuovi tecnici e di un dirigente. Ecco cosa non funziona: a fronte di ipotetici risparmi futuri, peraltro contenuti, si destinano oggi ingenti risorse per spese che potrebbero essere evitate”.

A fare da pendant all’investimento per il Mauriziano, infatti, è la mancata valorizzazione dei servizi esistenti. “In anni recenti, i laboratori dell’ASL TO3, ossia quelli degli ospedali di Rivoli e Pinerolo, hanno visto numerosi interventi di ammodernamento, mentre solo pochi mesi fa è stata inaugurata la nuova Palazzina dei Servizi del San Luigi, con uno dei laboratori più avanzati nel panorama regionale e nazionale. Mi pare evidente che la centralizzazione degli esami, così come attualmente programmata, non consentirà di sfruttare in modo adeguato questi investimenti già fatti”.

Le preoccupazioni espresse da Appiano sono accentuate dal fatto che, allo stato dell’arte, non è ancora chiara la logistica per il trasporto di campioni e provette, né si sono fatti passi in avanti per una rete informatica che consenta la migliore condivisione possibile delle informazioni tra l’hub e gli altri laboratori. Anche in questi casi è prevedibile un aumento consistente della spesa.

Un ulteriore elemento di dubbio è poi quello relativo alle ricadute sui cittadini. “Nel caso del San Luigi, precisa Appiano, gli esami che dovrebbero essere concentrati al Mauriziano vengono oggi eseguiti, refertati e resi disponibili per i pazienti nella tarda mattinata o nel primo pomeriggio del giorno stesso del prelievo, ossia nella fascia oraria in cui si prevede, in futuro, di inviare le provette al Mauriziano… In altri termini, oltre ad un aggravio dei costi, il rischio concreto è quello di una perdita di efficienza di servizi. A questo si deve inoltre aggiungere che, per diverse tipologie di esami, all’aumento dell’intervallo di tempo tra prelievo e processazione del campione corrisponde un peggioramento della qualità dei dati analitici”.

Tutte queste criticità possono essere affrontate sviluppando un supplemento di riflessione che porti a ripensare l’organizzazione della rete dei laboratori. La questione di fondo, del resto, ha a che fare con la pertinenza della collocazione del Mauriziano nel contesto dell’area ovest. “A seguito della creazione dell’ASL unica della Città di Torino, conclude Appiano, bisogna prendere atto che la geografia sanitaria torinese è cambiata. Oggi, infatti, è venuta meno la continuità territoriale tra il Mauriziano e l’area di cui dovrebbe essere hub. Sarebbe quindi ragionevole mettere mano all’attuale modello organizzativo. Lo si può fare, come dimostra il fatto che, con una delibera dell’agosto scorso, il laboratorio dell’ospedale Martini di Torino, fino ad allora afferente alla zona ovest, è stato ricollocato nell’area che ha la Città della salute come proprio hub. Questo significa che il programma di riorganizzazione dei servizi non è rigido, ma può e deve essere adattato alle esigenze dei territori e delle aziende sanitarie".

"La prima esigenza, oggi, è quella di valorizzare gli investimenti già realizzati per San Luigi e ASL TO3, mettendo in rete, in modo efficace, i rispettivi laboratori: è l’unico strada, a mio avviso, che consentirà di produrre risparmi senza compromettere l’efficienza”.

comunicato stampa

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