Una mamma di Firenze ci scrive.
Gentilissimi, stamani mio figlio, di sei anni che tifa Fiorentina, mi raccontava il suo dispiacere per aver visto un bimbo torinese piangere al goal di chiesa la scorsa partita.
Voleva consolarlo regalandogli una delle sue cartine di calcio. Gli ho detto che avrebbe potuto scrivergli, o almeno provare a raggiungerlo così, e lo ha fatto.
Ecco qui la sua lettera, per l'uso che vorrete farne.
“Mi dispiace che la tua squadra abbia perso. Mi è dispiaciuto vederti piangere anche se sono di Firenze e sono stato a Torino ed è una gran bella città. Ciao.
Martino.
Ciao. E ti vorrei dire che si vince e si perde e ti vorrei dare una carta di Belotti. Ciao.
Martino”.
Non serve aggiungere altro. Nell’epoca dei cori razzisti, dei ricorsi per far togliere uno scudetto ai “nemici” di sempre, dell’arroganza, delle accuse di stupro, delle partite giocate a porte chiuse, degli scontri fuori dallo stadio, degli impuniti cori antisemiti tollerati un po’ da tutti ed in primis dalla Federazione, quella che arriva da Firenze, dal piccolo Martino, è una lezione di vita che fa riflettere.
Tutti noi adulti, o presunti tali, dovremmo dirgli grazie.
Il suo voler a tutti i costi “consolare” il tifoso della squadra avversaria battuta senza se e senza ma dalla propria, merita il rispetto e l’applauso che si deve agli sportivi veri.
Anche se hanno solo 6 anni.