Un'indagine sulla rappresentazione di sé, tra caricatura e psicologia, e la forza espressiva del linguaggio visivo. Un rimbalzo continuo fra vignette, parole, bozze e strisce, all'interno di una cornice aulica che (dis)orienta il visitatore a spasso per il tempo. Dopo “Dylan Dog 30 – Trent’anni di indagatore dell’incubo”, Sottodiciotto Film Festival & Campus torna a collaborare con l’Accademia Albertina di Belle Arti per la mostra Me, My Self(ie) and I. L’autoritratto a fumetti.
L’esposizione, curata da Mariella Lazzarin, si lega al tema dell’autorappresentazione che caratterizza la ventesima edizione del Festival. Oltre cento pezzi che vanno dall’autoritratto classico al journal intime, dall’alterego al reportage, per un'indagine a tutto tondo sulla narrazione di sé, l'identità, le personali rappresentazioni del mondo tradotte in fumetto.
Ma la particolarità della mostra risiede anche nel suo stesso allestimento. Tra le eleganti sale della Pinacoteca, accanto ai dipinti quattro-cinquecenteschi della scuola fiorentina e piemontese, passando per i pittori caravaggeschi, fiamminghi e italiani del Seicento, si snodano tre sezioni.
La prima (“Me”) riunisce gli autoritratti, la seconda (“Myself)” le tavole in cui gli artisti si rappresentano all'interno delle storie narrate, mantenendo la propria identità, e la terza (“I”) le opere in cui gli autori, attraverso propri altergo, si calano come personaggi dentro la narrazione.
Vengono così riuniti oltre cento anni della storia del fumetto e dell'illustrazione, dall'autoritratto classico del torinese Attilio Mussino durante la Grande Guerra a una tavola ancora inedita del n. 400 di Dylan Dog di Angelo Stano. E, ancora, i capolavori di Milo Manara, Jacovitti, Andrea Pazienza, Bonvi, Magnus, Paolo Eleuteri Serpieri (Druuna), Ivo Milazzo (Ken Parker), cui si accompagnano le esperienze di autori più indipendenti come Manuele Fior, Paolo Bacilieri (autore, tra l’altro, del manifesto della mostra), Davide Toffolo, Davide Reviati. Per arrivare alle opere delle giovani disegnatrici Lucia Biagi ed Eleonora Antonioni; senza dimenticare il lavoro delle under 30 che lavorano soprattutto sul web, come Josephine Yole Signorelli “Fumettibrutti” e Agnese Innocente.
La mostra propone anche un focus su vignettisti di diverse generazioni, che hanno collaborato o collaborano con importanti quotidiani nazionali: Giorgio Forattini, Mario Natangelo, Vauro Senesi e il compianto Vincino.
A suggellare il percorso espositivo, la videoinstallazione di Massimo Cartaginese C/o: Mars tin seas image, un lavoro suddiviso in sequenze complementari che indagano la possibilità, se esiste, di esprimere la persona e la sua identità come rappresentazione “geografica”.
Osservando le mutazioni del fumetto nel corso del Novecento, il visitatore, neofito o appassionato, può così interrogarsi sui vari metodi di lavoro seguiti dagli artisti, per tessere la trama di una storia ancora tutta in divenire.