"Continuiamo il nostro viaggio attraverso le fonti rinnovabili. Abbiamo visto che grandi alleanze portano avanti progetti ambiziosi di salvaguardia del pianeta; abbiamo elogiato la sensibilità dei giovani al grido accorato di salviamo la terra di Greta Thunberg; abbiamo dato uno sguardo alle stime future sul settore dell’energia. Concentriamoci adesso su ciò che infiamma il dibattito sulle energie che coinvolge tutti. Recentemente, illustri politici hanno espresso opinioni sull’onda solcata dalla teenager svedese. Ignorando il perché!
Ma facciamo un passo indietro. Nei primi anni 2000 si diceva che i combustibili fossili erano in esaurimento. Il loro declino iniziava a palesarsi durante la crisi internazionale del 2008, momento in cui la produzione di gasolio iniziava una leggera flessione. Nel 2010, dagli Stati Uniti, arriva il fracking una tecnica di estrazione del petrolio che ne aumenta le scorte, inonda il mercato di olio leggero, ma con cui non è possibile raffinare il gasolio. Nel 2015, per caso o per scelta, sempre negli Stati Uniti scoppia lo scandalo del dieselgate e la produzione di gasolio inizia la flessione. Il vento che spira dall’America colpisce i produttori Europei e li accusa di emissioni non consentite. Ma il vero intento era probabilmente indebolire la domanda di motori a gasolio dei consumatori europei. Perché?
Perché dal 2020, anche le navi da trasporto che utilizzano oggi combustibili molto pesanti, dovranno utilizzare carburante con contenuto di zolfo inferiore a quello odierno. Si realizzerà così una competizione fra tre settori: navale, stradale e di trasporto privato. E il gasolio non sarà più sufficiente per tutti. La scarsità del gasolio è pertanto la chiave con cui va letto il futuro e il motore a gasolio non si salverà con qualche filtro magico che lo renderà più pulito.
Assolutamente degno di nota e in linea con quanto fin qui espresso, è lo studio che mette a confronto le emissioni di Co2 di un’auto con motore diesel e di un’auto con motore elettrico. Lo studio è stato pubblicato in questi giorni ed è stato redatto in Germania da un autorevolissimo istituto di ricerca di Monaco di Baviera, il CES-Ifo, che gode di grande considerazione da parte mondo accademico e di quello economico.
E il risultato che ha fornito è di rilievo: l’auto elettrica emette Co2 per un valore compreso tra 155 e 188 g/km mentre l’auto con motore a gasolio si ferma ben prima del minimo dell’auto elettrica ovvero a 141 g/km. Seppur lo studio abbia considerato anche le fasi di produzione e distribuzione del carburante e per l’auto elettrica anche le batterie e l’energia elettrica necessaria per ricaricare il motore, il risultato è assai distante da quello che ci si attende oggi incentivando la mobilità elettrica. L’istituto ha precisato che i calcoli sono stati fatti tenendo conto dello stato attuale delle infrastrutture della Germania dove si produce quantità elevata di elettricità da fonti pulite quali le pale eoliche e i pannelli fotovoltaici, e che pertanto, caricare l’auto elettrica in un paese che produce energia con elevato impiego di combustibili fossili, aumenterebbe nettamente la quantità di Co2 emessa. Mentre per l’auto alimentata a gasolio, qualunque sia l’infrastruttura del paese in cui circola, sarebbe sempre invariata".














