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Cultura e spettacoli | 08 maggio 2019, 16:30

Ramadan, al Gruppo Abele cena di rottura del digiuno

L'11 maggio, dalle 19.30, momento interreligioso di preghiera, incontro e condivisione nel periodo sacro per l'Islam

Ramadan, al Gruppo Abele cena di rottura del digiuno

Dopo l’incontro di preparazione dello scorso 3 maggio, sabato 11 (a partire dalle19.30), alla Fabbrica delle “e” (corso Trapani 91/b a Torino), torna l’Iftar, ovvero la cena di rottura del digiuno in periodo di Ramadan. Si tratta di un momento di preghiera, riflessione e condivisione, interreligioso, promosso dal progetto Genitori&Figli del Gruppo Abele, in collaborazione con il Coreis, l’associazione che riunisce i musulmani torinesi, l’ Associazione Fratellanza Italia-Marocco, l’Afaq e le parrocchie di San Bernardino e Gesù Buon Pastore.

“Per raccontare l’inizio di questo Ramadan (cominciato il 6 maggio), potremmo provare ad andare indietro, molto indietro nel tempo. Fino a ottocento anni fa, al 1219. A Damietta, non lontano dal Cairo, s’incontrano San Francesco d’Assisi e il sultano d’Egitto Malik al-Kamil Muhammad bin Ayyub. Uno dei massimi esponenti della cristianità occidentale e una delle entità politiche più influenti del Medio Oriente, a colloquio mentre intorno infuriava la quinta crociata e proprio Damietta era cinta d’assedio dalle truppe papali”, racconta Lucia Bianco, coordinatrice di Genitori&Figli.

Che continua: “Al di là dei fini dell’incontro, dei risultati, delle motivazioni (di certo missionarie e di evangelizzazione) che avevano spinto il frate di Assisi a imbarcarsi da Ancona in direzione Terrasanta, è questa l’immagine che vogliamo recuperare quest’anno: la potenza composta del dialogo interreligioso contro la furia sanguinosa delle spade. Ed è nel nome di questa ostinazione che non rinuncia alle diversità ma che anzi le arricchisce di senso nel riconoscimento reciproco che abbiamo scelto di iniziare questo periodo di Ramadan con un incontro tra musulmani e cristiani, tra parrocchie, moschee e gruppi musulmani del territorio di Torino. Per ragionare di ciò che ci divide e stringerci attorno a quel che ci accomuna. Per dar vita a un dialogo che va letto come voglia di comprendere e ascoltarci l’uno con l’altro, senza pregiudizi e andando al di là delle paure e delle inquietudini che oggi i media insinuano con un certo cinismo. Per mettere in pratica, otto secoli dopo, tutto quanto l’incontro tra San Francesco e il Sultano ci può insegnare”.

 

Info: genitoriefigli@gruppoabele.org

comunicato stampa

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