"Nessuna partecipazione, nessuna democrazia, nessuna condivisione. Sono stati traditi i principi fondanti del Movimento Cinque Stelle". Un attacco frontale. Di certo studiato a freddo. E interpretato con precisione dal presidente del consiglio comunale Andrea Accorsi con l'obiettivo preciso di colpire al cuore il sindaco Roberto Falcone, seduto proprio di fronte a lui, ma dandogli le spalle per tutto l'intervento.
Quella convocata per questa sera, per il consiglio comunale di Venaria, è stata una seduta come se ne sono viste poche, in termini di drammaticità e di durezza negli attacchi politici. All'ombra della Reggia e non solo. Attacchi non solo dalla parte dell'opposizione, ma anche - anzi soprattutto - da parte di chi inizialmente sosteneva il primo cittadino, ma l'ha via via abbandonato. Un regolamento di conti interno al mondo grillino che peraltro, atteso, ha visto l'assenza di tutti gli assessori della giunta e dei consiglieri rimasti fedeli al sindaco.
Dopo il rinvio di ieri e le dichiarazioni incrociate da parte del sindaco, Roberto Falcone e dell'opposizione, il Consiglio comunale di Venaria è tornato a riunirsi alle 18.45 di oggi, minuto più minuto meno. Più degli argomenti sul tavolo (su tutti la variazione di bilancio che già nella serata di martedì non aveva raccolto i votanti necessari per essere approvata), però, era la questione del numero legale a incombere sulla giunta grillina. Una conta che è la rappresentazione plastica delle frizioni che in questo momento interessano il Movimento Cinque Stelle a Venaria. Strascichi di vicende e di polemiche anche datate e che solo casualmente si accompagnano in questi giorni alle fibrillazioni che lo stesso partito sta vivendo a Torino e su scala nazionale.
E fin dall'inizio, si è capito che anche quella di oggi sarebbe stata una seduta complessa. All'appello (oltre a giunta e maggioranza) mancano numerosi consiglieri, altri arrivano a chiamata in corso. Il regolamento impone di rimandare tutto di lì a mezzora e dunque un secondo, definitivo appello, viene fissato per le 19.15. Le facce dei presenti, però, dicono molto. Se non tutto.
Quando i lavori cominciano, però, quelli che erano scricchiolii sono diventate fratture roboanti. E come una diga che tracima, il flusso dell'acqua che ne fuoriesce è sempre più enorme e incontenibile. A prendere la parola, proprio il presidente del Consiglio, che regola i lavori ma che sceglie di parlare per primo. "E’ evidente a tutti che da alcuni mesi ad oggi non condivido più la linea politica del Sindaco Roberto Falcone. Ho cercato in ogni modo di portare avanti un percorso condiviso, a volte anche sforzandomi di cercare di andare oltre le mie opinioni personali e lasciando spazio all’atteggiamento costruttivo - dice Accorsi -. Ho più volte espresso le mie perplessità sulla gestione di una Giunta che è da sempre stata scollata ed indipendente da noi consiglieri, cosa a mio avviso inaccettabile avendo essa potere esecutivo mentre il potere di indirizzo è per legge attribuito al Consiglio ed ai consiglieri".
Fin qui, la lettura politica. Ma l'attacco di Accorsi si fa ben più pesante, cresce d'intensità: "Abbiamo assistito alle dimissioni di tre assessori e l’unico che forse in modo incoerente non si è posto la domanda sulle reali motivazioni delle dimissioni dell’ex vicesindaco è lei, sindaco. Ho più volte chiaramente espresso la mia non approvazione alla gestione delle deleghe ai lavori pubblici ed all’urbanistica". Ma l'attacco è a 360 gradi: tocca anche la gestione del parcheggio dell'ospedale, la pista ciclopedonale di Corso Matteotti e Corso Papa Giovanni, la manutenzione delle scuole. "Non è mistero - dice Accorsi - che prima Battafarano e poi io avessimo chiesto le dimissioni dell’assessore Roccasalva, un mal di pancia condiviso anche da altri di maggioranza, mai presente in Comune e per la Città". E nel mirino ci finisce anche l'assessore D'Afflitto. "E’ necessario che lei, sindaco, e il suo caro assessore D’Afflitto, rispondiate alla Città su come si possa accettare che per la tappa del Giro d’Italia dello scorso anno, in due ore di manifestazione, i cittadini di Venaria abbiano dovuto sostenere una spesa di 45mila 475,37 euro. Lei sindaco insieme al suo assessore D’Afflitto, deve inoltre spiegare a noi ed alla cittadinanza tutta, perché, a fronte di più richieste da parte dei consiglieri di maggioranza, non siano state ridotte le spese sul Natale 2018 che sono state pari ad 62.485 euro circa. Ci deve anche rispondere sul perché da 2 anni circa il gruppo di lavoro di maggioranza referente dell’Assessore D’Afflitto non ha più lavorato con la stessa". "Non è un mistero - affonda la lama il presidente del Consiglio Comunale - che in molteplici occasioni le sia stato chiesto di non subire la pressione e la gestione della sua agenda da parte dell’assessore in questione, tant’è che i consiglieri di maggioranza più volte nel corso di questa legislatura, le hanno chiesto a gran voce il ritiro delle deleghe e il conseguente licenziamento dal ruolo di assessore".
Nel mirino ci finisce anche Lorenzo Ligas, portavoce del sindaco e indicato come "persona non eletta", ma che avrebbe fatto "da Sindaco, Capogruppo e Assessore a seconda della circostanza". Oltre all'accusa di avere la "libertà di partecipare alle riunioni di maggioranza e di intervenire senza averne alcun titolo, cosa che ha pesantemente minato la libertà di espressione e di giudizio di molti".
L'ultimo attacco riguarda il post pubblicato ieri sui social, dove si prevedeva l'espulsione dei 4 consiglieri ribelli. "Le giustifiche sono state inviate da tutti noi 4 assenti come previsto da Regolamento, Quindi quanto dichiarato è falso".
Sul tavolo, vengono messi i conti di questa legislatura, in termini di "uscite": tre assessori dimessi, più altri cinque (Andreotti, Balocco, Napoletano, Cantella, Ciccirello), "che l’hanno gentilmente salutata", elenca Accorsi. "Oggi sono pervenute le dimissioni di altri tre Consiglieri di maggioranza: Battafarano, Stasi e Antico", prosegue presidente del Consiglio. Anzi ex, visto che la conclusione dell'intervento annuncia "le mie prossime dimissioni dalla carica di Presidente del Consiglio e la conseguente istituzione del Gruppo misto di Maggioranza".
Sempre Accorsi dà lettura di un messaggio del vicepresidente vicario Luca Stasi: "La tua (non) trasparenza in questo frangente (e non solo) mi fa pensare che tu abbia sbagliato simbolo e movimento con cui candidarti, forse altri erano più adatti”, dice la nota. E le accuse si moltiplicano spaziando dalla "personalizzazione" all'amministrazione "festaiola", "tanta apparenza e poca sostanza". "Non mi stupisce il risultato del Movimento alle Europee". E ancora: "Lei ha perso progressivamente il contatto con la realtà: è tutto ciò di cui Venaria non ha bisogno".
Parole pesanti. Come pietre. Tanto da lasciare solo commenti quasi marginali e imbarazzati - agli esponenti della minoranza (da Brescia a Scavone, Tinozzi, passando per Virga, Ippolito, Russo, Schillaci, Mercadante e altri ancora). Tutti hanno chiesto di prendere atto e di dare le dimissioni, facendo appello alla dignità personale del primo cittadino.
Dimissioni che alla fine non arrivano, ma le parole di Falcone testimoniano un tormento (almeno politico) evidente: "Ringrazio tutti per gli interventi e per i messaggi profondi di cui farò tesoro. Nei prossimi giorni farò valutazioni sugli attuali assetti del Consiglio Comunale, insieme ai consiglieri di maggioranza che mi hanno fin qui sostenuto e che ringrazio. Ulteriori comunicazioni le potremo dare nei prossimi Consigli".
Il primo cittadino poi si leva qualche sassolino dalla scarpa, proprio verso Accorsi, parlando della delibera legata alla variazione al bilancio che si trascina da ieri: "Tutto nasce da ieri sera: le due variazioni che non sono state approvate ieri sera porteranno conseguenze negative a tutta la città e bisognerà risponderne ai cittadini, visto che la responsabilità è di chi non è intervenuto".