Ha passato gli ultimi anni della sua lunga vita a Pancalieri, dove ha dato una mano come regista alla filodrammatica locale Aurora, prima di morire in un letto dell’ospedale il 25 marzo 1960, esattamente 60 anni fa.
Arturo Ambrosio è noto come il torinese che ha portato il cinema in Italia e la sua figura è ricordata anche nell’ambito di “Torino Città del Cinema 2020”. La sua storia è stata raccolta dal pancalierese Franco Senestro, figlio del ciabattino partigiano Giovanni, che ha gestito il cinema comunale dal settembre 1942 all’aprile 1978, e che conobbe Ambrosio, perché recitava nella filodrammatica.
Arturo è nato il 3 dicembre 1870 da Biagio e Isabella Craveri, si diplomò come ragioniere e coltivò la sua passione per la fotografia fino ad aprire un negozio di articoli ottici e fotografici in via Santa Teresa a Torino, che lo portò a diventare fornitore ufficiale di casa Savoia.
«La sua vita cambiò nel 1903 quando si recò a Parigi dove 8 anni prima era nato il cinema, inventato dai fratelli Lumière. Ambrosio infatti tornò con una macchina da presa e fece i primi documentari che ottennero successo e lo spinsero ad aprire la società di produzione cinematografica Film Ambrosio C., che cambiò il nome l’anno dopo in Anonima Ambrosio Spa e scritturò divi come Eleonora Duse ed Ermete Novelli» racconta Senestro.
Tra i suoi successi ci fu il primo premio al concorso mondiale di cinematografia con il flm “Nozze d’oro”: «Lo zar Nicola lo invitò in Russia perché voleva creare una cinematografia nazionale e lui accettò e realizzò numerose pellicole».
A stroncare la sua ascesa, fu l’avvento della Prima guerra mondiale: «Nel 1916 il suo stabilimento fu requisito dall’esercito per realizzare una fabbrica di materiale bellico e lui si trasferì a Roma per lavorare alla Scalera film – spiega Senestro –. Dopodiché tornò a Torino, ma nel 1943, durante la Seconda guerra mondiale sfollò a Pancalieri». Perché Pancalieri? «Sua figlia Isabella si era sposata con Roberto Clara, podestà del paese».
E il legame con il paese era forte: «Il figlio di Arturo lavorava nella Metro Goldwin Mayer e faceva arrivare dei film prima a Pancalieri che a Torino. Per esempio il film La Signora Luna del 1941 di Theo Lingen è stato dato in prima visione a Pancalieri» rivela Senestro.
Al suo arrivo in paese, Ambrosio mise le sue conoscenze al servizio degli attori della filodrammatica Aurora, facendo il regista: «Mio padre mi raccontava che era una persona molto gentile e dava delle indicazioni in maniera garbata».













