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In Breve

| 02 giugno 2020, 11:07

Università e didattica a distanza: Torino teme il crollo a settembre, tra affitti e indotto

Si stima che gli studenti fuori sede pesino per circa il 20% del mercato degli affitti cittadini, senza dimenticare negozi ed esercizi di somministrazione

Università e didattica a distanza: Torino teme il crollo a settembre, tra affitti e indotto

Nel mondo universitario lo spauracchio, per tradizione, è rappresentato dal mese di settembre: una sessione d'esame "insidiosa", che arriva dopo le vacanze e che spesso impone agli studenti di ritrovare i ritmo interrotto all'inizio dell'estate.
Ma questa volta - e Torino non fa eccezione - i veri timori per tutto ciò che orbita intorno ad aule, corsi e voti su libretto, non tocca tanto la didattica, ma apre scenari piuttosto preoccupanti per quanto riguarda il cosiddetto "indotto".

Con la didattica a distanza e la possibilità per i futuri laureati di seguire le lezioni e sostenere le interrogazioni senza muoversi di casa, infatti, è già venuto pesantemente a mancare tutto quel sistema legato agli universitari fuori sede: affitti, ma anche consumi. Interi quartieri abituati a "vivere" grazie alla loro presenza che già adesso stanno scoprendo cosa vuol dire, con la riapertura, ripartire senza i ragazzi.

E' ancora difficile fare stime, ma se si parte dal presupposto che gli studenti lontani da casa rappresentano a Torino circa il 20% del mercato complessivo cittadino, è piuttosto immediato immaginare quale impatto economico possa avere la loro assenza, alla ripresa delle attività universitarie di settembre se la vita accademica non tornerà alla normalità. E gli indizi non sembrano portare in quella direzione, visto che il Politecnico di Torino ha già annunciato che saranno accolti il 25% degli iscritti, all'interno delle aule.

In termini generali, si parla di 100-110mila studenti fuori sede, di cui almeno 40mila provenienti dall'esterno della provincia di Torino. Secondo Fiaip, la sigla che raccoglie gli addetti ai lavori nel mondo delle agenzie immobiliari, il peso economico è di 150 milioni di euro se si considerano i soli affitti annuali. Ma l'effetto può dilagare in maniera importante se si considerano anche altre attività coinvolte nell'indotto (la ristorazione, i negozi specializzati e non solo): si potrebbe quasi arrivare a un moltiplicatore doppio o triplo. Un colpo pesante da sopportare, per un tessuto già in ginocchio per il lockdown e i suoi effetti. Basteranno un paio di mesi per capire se si tratta solo di pessimismo o se i presagi avranno un fondo di realtà.

Massimiliano Sciullo

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