"La donna è meravigliosa. La donna è l’universo. Forse questa è una concezione tantrica. La donna è la parte altrui dell’uomo, ma gli è superiore perché essa nasce adulta, antica…". Così si espresse Federico Fellini in un'intervista rilasciata nel 1994 nel descrivere la figura femminile, soggetto e musa ispiratrice di tante sue opere, nelle più diverse sfaccettature e connotazioni.
Come nel caso di Giulietta, racconto di cui suggerì la stampa, in lingua tedesca, per l’editore svizzero Diogenes nel 1989: la prima idea-soggetto di quello che nel 1965 sarebbe diventato il film Giulietta degli spiriti, un “trattamento”, ovvero la fase intermedia tra il soggetto e la sceneggiatura. Una sorta di film semilavorato, ripreso sul palco da Valter Malosti per la stagione di Teatro Stabile e TPE, al debutto martedì 23 giugno al Teatro Carignano.
L’autore della versione drammaturgica è Vitaliano Trevisan; portato in scena per la prima volta nel 2004, vinse il Premio Hystrio per la regia, mentre la prima interprete, Michela Cescon, ottenne il Premio della critica teatrale e l’Ubu come migliore attrice.
Quest’anno, in occasione del centenario della nascita del regista riminese, Malosti ha affidato il ruolo di Giulietta a Roberta Caronia, amatissima e versatile attrice di ultima generazione, inchiodata sulla scena circense e desolata da una gigantesca donna - come la Winnie di Giorni felici di Samuel Beckett -, mentre attorno a lei si muovono rumorosi i suoi fantasmi e strane presenze spiritiche, evocate dalla presenza inquietante di marionette nude.
Così ne parla il regista: “Giulietta è una struggente favola psicanalitica, una favola contemporanea dai toni mozartiani sull’identità frammentata, sull’anima, raccontata con un tono vagamente infantile ed inquietante, una moderna Alice attraverso lo specchio, specchio con il quale si apre e si chiude lo spettacolo e il racconto felliniano. Ma Giulietta è anche una lunga e irridente seduta spiritica descritta da chi ci crede, anche, almeno un poco; eco delle frequentazioni di maghi, veggenti e spiritisti scovati da Fellini e Giulietta Masina in quegli anni un po’ in tutta l’Italia. E oltre alla parapsicologia, evidente in questo testo di Fellini è la sua vicinanza alla psicanalisi: un modo di convivere con i propri fantasmi che Fellini, dopo averlo maturato alla scuola junghiana di Ernest Bernhard, non abbandonò più”.
L’opera sarà replicata fino a domenica 28 giugno, tutte le sere alle ore 21.