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Economia e lavoro | 22 luglio 2020, 14:03

Mahle, slitta di una settimana l'incontro al Mise con i possibili nuovi acquirenti

Nei giorni scorsi sono arrivate dichiarazioni politiche relative ad una "svolta" nella vertenza. Ma al momento tra gli attori in causa regna la prudenza. Se ne parlerà a cose fatte

Mahle, slitta di una settimana l'incontro al Mise con i possibili nuovi acquirenti

Si sarebbe dovuto tenere oggi, mercoledì 22 luglio, l'incontro al Mise sulla vertenza Mahle.

Al tavolo la possibile reindustrializzazione degli stabilimenti di Saluzzo e la Loggia a seguito della vertenza che ha tenuto banco nei mesi scorsi e che ha portato il colosso tedesco alla volontà espressa di chiudere gli stabilimenti piemontesi. All'incontro si attende di conoscere chi sono i nuovi investitori e quale piano industriale presenteranno. I sindacati auspicano in una soluzione di continuità sul piano occupazionale. Al momento nessuno si sbilancia, in questa fase delicata, su chi potrebbe essere la realtà pronta ad investire sui due stabilimenti.

L'incontro è stato prorogato di una settimana e programmato per mercoledì 29 luglio alle ore 14. Le cause dello slittamento sono da riferirsi, probabilmente, a messe a punto del piano che verrà presentato in videoconferenza con il Ministero della Sviluppo Economico e a cui saranno presenti vertici Mahle, sindacati e rappresentanze e la nuova realtà che avrebbe espresso la volontà di reindustrializzare.

La Mahle il 23 ottobre dello scorso anno dichiarava di voler chiudere gli stabilimenti di Saluzzo e La Loggia perché operanti in un mercato “non più competitivo”, quello della produzione di pistoni per il mondo diesel.

L’indomani si apriva la procedura di licenziamento collettivo per circa 450 dipendenti (209 a Saluzzo e 243 a La Loggia). Una lunga trattativa con un braccio di ferro prolungato tra sindacati e azienda: licenziamenti sospesi a fine novembre per 30 giorni dopo l’incontro al Mise che allungano i tempi utili per trovare una risoluzione a inizio febbraio. Poi un secondo tavolo al Mise a fine gennaio che porta al ritiro dei licenziamenti con l'attivazione di un anno di cassa integrazione straordinaria e nomina di un advisor proveniente dalla svedese Ural Mercury che si è occupata di valutare le possibilità di reindustrializzazione del sito.

Il resto è storia recente: l’emergenza sanitaria legata al coronavirus si è abbattuta sul paese a partire da fine febbraio. Proprio quando i lavoratori terminavano la produzione prima di chiudere i battenti ed entrare in cassa per 12 mesi. Diversi lavoratori sono entrati in mobilità volontaria prima che si attivasse il blocco dei licenziamenti a partire dal 17 marzo nel decreto Cura Italia. Le maestranze saluzzesi restano attualmente circa 170.

Nei giorni scorsi sono arrivate dichiarazioni politiche relative ad una "svolta" nella vertenza. Ma al momento tra gli attori in causa regna la prudenza. Se ne parlerà a cose fatte.

Daniele Caponnetto

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