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Economia e lavoro | 04 agosto 2020, 07:00

Gioielli etici, quando il lusso punta sulla responsabilità sociale

Donare alla persona che si ama un diamante è simbolo di amore eterno e puro, ma ciò che spesso non è tanto puro e pulito è il mondo che sta dietro alla ricerca e alla lavorazione di queste pietre preziose

Gioielli etici, quando il lusso punta sulla responsabilità sociale

Gioielli, pietre preziose, diamanti, rubini e zaffiri sono fra le meraviglie più belle che la terra offre all’uomo. Donare alla persona che si ama un diamante è simbolo di amore eterno e puro, ma ciò che spesso non è tanto puro e pulito è il mondo che sta dietro alla ricerca e alla lavorazione di queste pietre preziose.

Sono sempre più le aziende italiane, come Torino Gioielli, che operano in maniera responsabile nei confronti dei lavoratori e del terreno in cui vengono estratte e lavorate le pietre preziose.

Il risultato finale assume il nome di gioiello etico. Acquisti più responsabili e soprattutto un approccio più attento al luogo e al modo in cui essi vengono estratti.

Quali sono i paesi estrattori di diamanti?

I giacimenti dai quali vengono estratti i diamanti sono da intendersi di due tipi differenti: primari o secondari.

I giacimenti primari sono caratterizzati da diamanti che si trovano all’interno della kimberlite, i quali vengono estratti solo sgretolando quest’ultima.

Mentre, i giacimenti secondari sono situati in zone limitrofe ai primari, zone scavate dalle alluvioni che nel corso dei millenni hanno trasportato i diamanti delle zone primarie, facendoli depositare sul fondo dei torrenti.

Sono molti i Paesi esteri che hanno ricchi giacimenti di diamanti, fra i più importanti ci sono:

  • Russia, la quale ha una produzione mineraria di ben 16 milioni di carati;

  • Repubblica democratica del Congo, che è la seconda riserva più grande del mondo con i suoi 150 milioni di carati;

  • Australia: 10 milioni di carati;

  • Botswana: 7 milioni di carati;

  • Zimbawe: 4 milioni di carati.

Di tutte queste pietre preziose però non tutte vengono adibite al mondo della gioielleria. Ben l’80% dei diamanti estratti vengono impiegati per la produzione di utensili da taglio e solo il restante 20% è trasformato in bellissime gemme da applicare ad un gioiello, come anelli di fidanzamento, collane oppure orecchini.

Diamanti “puliti” con il Kimberley Process

Dietro all’estrazione dei diamanti vi è stato in passato un mondo fatto di sfruttamento, violenze e sangue. Per porre fine a tanta violenza e violazione dei diritti umani, negli anni ’90 è nato un sistema di controllo che garantiva ai consumatori di avere una sicurezza sull’acquisto dei diamanti.

Questo sistema di garanzia è noto con il nome di Kimberly Process e offriva a tutti colori che acquistavano, la garanzia di avere fra le mani gioielli “puliti” e non macchiati del sangue dei lavoratori.

Fortunatamente il mondo della moda come quello del lusso e dei gioielli, stanno abbracciando sempre più la filosofia dell’eticità.

Le gioiellerie hanno deciso di creare appunto dei gioielli etici, fatti di diamanti estratti in giacimenti sicuri e rispettando l’ambiente, riducendo le immissioni di CO2 e la terra che li ospita, oltre che i diritti umani di chi vi lavora.

Quali sono quindi le caratteristiche e i requisiti che uno Stato deve rispettare per poter partecipare a questo scema di sicurezza e certificazione?

Innanzitutto, che i diamanti provenienti dal paese non siano destinati al finanziamento di gruppi di ribelli o gruppi in rivolta contro le Nazioni Unite.

In secondo luogo, ogni diamante che viene estratto deve avere in allegato un certificato che provi al compratore il rispetto delle regole imposte dal Kimberly Process.

Infine, bisogna garantire che nessun diamante viene importato o esportato da un paese che non è membro del Kimberly Porcess.

Gioielli etico: quali sono le sue caratteristiche?

In conclusione, quali caratteristiche ha un gioiello etico?

A grandi linee un gioiello etico non deve essere realizzato con materiali derivanti da animali in via di estinzione, come i denti di squalo, l’avorio, il corallo e l’ebano.

Inoltre, il diamante deve provenire soltanto dai Paesi e quindi dai giacimenti che fanno parte del Kimberly Process e deve essere accompagnato da un’etichetta che lo certifichi.

Spesso questo non è semplice dichiararlo e non tutte le gioiellerie riescono a star dietro ai fornitori. Per una garanzia maggiore è bene rivolgersi a gioiellerie i quali fornitori si dirigono personalmente nei paesi dove vi è il giacimento delle pietre preziose.

Infine, un gioiello etico deve essere anche un gioiello pulito e non frutto della violenza e dello sfruttamento dei lavoratori o nel peggiore dei casi dello sfruttamento minorile.

























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