Non gli piace essere inserito in un genere musicale, scrive i suoi testi ispirandosi alla quotidianità ma usando anche l’immaginazione. L’artista che vi presentiamo oggi è il cantautore Leandro, che ha da poco pubblicato un singolo estratto dall’album “Fossimo Già Grandi”. Il brano, “Per Mano”, ci racconta la storia di un nemico immaginario che viene dal mare per invaderci e sottometterci, un nemico del quale sentiamo parlare fin da piccoli ma che in fondo non esiste e ci viene raccontato così solo per paura. Un tema importante come quello dei pregiudizi e delle morti in mare viene trattato da Leandro in maniera semplice e diretta con sonorità fresche.
Ciao Leandro, quale percorso ti ha portato a realizzare il tuo progetto musicale?
"In realtà non ho un grande background, ho iniziato a suonare relativamente tardi e non ho avuto progetti precedenti in cui suonavo inediti. Ho comunque scritto canzoni fin da subito e dopo qualche anno di rodaggio ho voluto registrarne qualcuna. Le persone dietro l’etichetta che ora mi segue, Bunya Records, sono state le prime a interessarsi alla mia musica e con loro sto facendo un percorso che spero mi porti a vivere di questo".
Raccontaci di come è nato il tuo primo disco "Fossimo Già Grandi".
"A inizio 2019 avevamo due o tre pezzi che avevo scritto negli anni precedenti ma che ci suonavano superate, ho quindi deciso di scrivere un disco da zero, insieme a Paolo Bertazzoli che lavora con me alle canzoni fin dalle prime bozze e l’abbiamo registrato in più riprese a Palermo (Indigo) man mano che queste erano pronte. È stato il primo vero lavoro e devo dire che a distanza di un anno lo riascolto ancora con molto piacere".
È uscito da pochissimo il singolo “Per Mano”, un brano capace di trattare un tema importante con sonorità fresche ed accattivanti. Cosa vuol dire per te fare musica?
"Per me fare musica vuol dire evolversi. Mi sta dando una grossa mano in termini di crescita personale e credo che il bello di fare musica sia quello di non avere paletti: a volte si tende a definirsi in un genere, invece per me è tutto talmente personale che sia in termini di messaggio trasmesso che in quanto a sonorità bisogna avere la consapevolezza che non ci sono regole".
Cosa ispira la scrittura dei tuoi testi?
"Spesso situazioni che vivo o che vedo dall’esterno, mi piace analizzarle e viaggiare con l’immaginazione. A volte però anche i film, metafore che diventano poi spunto di riflessione quando mi trovo a metterle in musica".
Teatri e cinema chiusi, la musica confinata alle cuffie. Come vivi da artista questo difficile momento per la musica?
"Lo vivo con grande amarezza, ma con la consapevolezza che una situazione di emergenza come quella che stiamo affrontando non era preventivabile e che occorre che ognuno faccia la propria parte. Credo che al di là della pandemia, occorra anche capire da dove ripartire, non solo con la musica dal vivo, ma anche dallo streaming, che non aiuta in questo senso chi crea, quando dovrebbe rappresentare invece la sua fonte di guadagno in un momento così delicato, ma in cui tutti possono fruirne comodamente da casa".
La tua Torino musicale e non.
"Torino è la città in cui vorrei vivere, dove sono nato artisticamente e che amo. Al momento però vivo ancora a Mondovì e quasi tutto il lavoro dietro al mio disco e a quello che verrà nasce da qui. In un futuro prossimo si vedrà, credo che gli stimoli saranno quelli che muoveranno le mie scelte dopo quest’anno per fortuna quasi finito".
News, curiosità, appuntamenti.
"Purtroppo niente concerti, ma uscirà a breve qualcosa di nuovo e non sarò solo. Questo periodo servirà ancora una volta per guardarsi dentro e buttare fuori nuove idee, sperando in una nuova stagione di musica dal vivo e assembramenti".