I commercianti torinesi bocciano l’iniziativa del cashback. Trattengono a stento rabbia e delusione i negozianti del centro di Torino verso la misura pensata dallo Stato per rilanciare i consumi.
Basta fare un giro in un qualsiasi fredda mattinata di gennaio - nel corso della settimana - per rendersi conto di come le vie dello shopping, da via Garibaldi a via Po, passando per via Roma, siano pressoché deserte. Immagini che stridono con quelle del fine settimana. Ma da lunedì a venerdì i negozi, di certo, sono vuoti e i clienti sono pochissimi. Insomma, l’incentivo del cashback sembra non aver fatto breccia. Anzi.
“Abbiamo fatto qualcosa sotto Natale, ma la spinta propulsiva si è affievolita e i consumi sono drasticamente calati”, spiega una commessa del negozio Ne Quitte Pas. “La gente sta a casa a causa dello smartworking e manca il turismo: speriamo che qualcosa cambi con la lotteria degli scontrini” afferma. Ancora più duro il titolare del Cantiere Interattivo: “Basta prese per i fondelli, non c’è nessuno in giro il venerdì mattina in via Garibaldi: sto chiudendo la settimana in negativo: 120 euro guadagnati, prima ne facevo mille”.
Nemmeno poco distante, in via del Carmine, il cashback sembra aver fatto presa sui commercianti. Antonietta Altamore, titolare di Container Concept Store, spiega: “La maggior parte di miei clienti o non lo ha fatto o ha avuto problemi a farlo: sinceramente non credo di aver ottenuto dei benefici sulle vendite”. Da non sottovalutare poi la questione del tetto massimale e delle commissioni: “Certo è che chi voleva fare acquisti importanti che avrebbero comunque fatto per ottenere il cashback del 10 %, ci ha chiesto di pagare anche in 3 o 4 volte la cifra dovuta per non superare il tetto massimo di spesa singola, fissato a 150 euro”.
Diversa la merce venduta, ma sempre lo stesso risultato per Alberto De Reviziis, titolare del negozio di Tappeti Orientali: “So solo che di tutti gli ultimi clienti che ho avuto, solo uno ha pagato con la carta di credito per provare ad avere il cashback”. E se la speranza per il rilancio del commercio locale arrivasse dalla lotteria degli scontrini? “Posso dire che mi è costata 200 euro da pagare, ho dovuto comprare un lettore ottico. C’è l’illusione che se qualcuno dovesse vincere, a quel punto vinciamo anche noi. Non nascondo che temiamo che sia un’altra gabella in più sulla groppa di commercianti che si ritrovano ad affrontare l’ennesima spesa”.
Dal centro di Torino si leva quindi un messaggio difficilmente mal interpretabile: più che cashback e lotterie, i negozianti torinesi vorrebbero solo poter tornare a lavorare in condizioni normali.