Ci risiamo. Un po’ la giornata dal clima primaverile, un po’ la noia di questa situazione di clausura, inducono gli italiani e i torinesi a riversarsi in massa per le vie del centro, per la disperazione dei virologi e la gioia dei cameraman e fotografi che li immortalano e innescano le solite, facili ed ormai stantie polemiche.
Sarebbe invece il caso, passata l’indignazione di rito, di trovare una soluzione, per cercare la quale è però necessario fare un paio di premesse.
Un lockdown generalizzato e duro, come invocano molti esperti scientifici, ucciderebbe il virus, ma anche l’economia.
Al contrario, una eccessiva libertà di movimento, farebbe impennare una economia ormai asfittica, ma probabilmente anche i contagi.
Quindi, o abbiamo un governo così forte, politicamente ed economicamente, per dire che si sta a casa, come a marzo ed aprile, obbligando con le buone o con le cattive la gente a stare a casa per davvero, ma contestualmente a ristorare seriamente le aziende colpite da questo blocco, oppure ci decidiamo a consentire le aperture, con i dovuti parametri di sicurezza, di tutte le attività che sono rimaste chiuse ed hanno però dovuto assistere a questi strùsci del week end non meno pericolosi della frequentazione di bar, ristoranti o piste da sci.
Ecco il primo grande banco di prova per il governo Draghi: scegliere se morire di Covid o di fame, oppure salvarci da entrambe le tristi sorti.
Perché morire sia di Covid che di fame, sarebbe veramente imperdonabile.