L'avevano promesso: lo hanno fatto. E' arrivata a Roma (ancora una volta) la rabbia dei 400 operai ex Embraco di Riva di Chieri che chiedono certezze sul progetto Italcomp e sul proprio futuro a pochi giorni dalla spedizione delle lettere di licenziamento, termine fissato per il 25 aprile. Mentre la cassa integrazione scadrà nella seconda metà di luglio.
Sono partiti in bus ieri sera da Torino, dando appuntamento alle 9.30 sotto le finestre del Mise, il ministero che fu (tra gli altri) di Stefano Patuanelli e che adesso vede alla guida Giancarlo Giorgetti. Un passaggio di consegne che ha modificato i termini del piano che doveva unire - e salvare - l'ex stabilimento Whirlpool alle porte di Torino e la Acc di Mel, in provincia di Belluno (anche loro presenti a Roma), con altri 300 posti di lavoro in ballo. Ma intanto il tempo è trascorso velocemente e adesso il baratro è a un passo. A meno che non succeda qualcosa.
Unico cambio di rotta, nelle ultime ore, il ritorno in prima fila di Alessandra Todde, che già come sottosegretaria aveva seguito la vicenda, ma che ora - in veste di viceministro - ha potuto prendere in mano la questione, mentre negli ultimi giorni era stata relegata a un ruolo più defilato.
La speranza dei sindacati (sono presenti rappresentanti di Fim, Fiom, Uilm e Uglm) e dei lavoratori è che dunque si torni al piano "originale", quello presentato nei mesi scorsi, in cui lo Stato assume un ruolo di primo piano nel progetto di rilancio, tornando sui suoi passi dopo le ipotesi più recenti che avevano visto la ricerca di partner privati per almeno il 50% delle quote societarie.