I negozi possono riaprire e possono spegnere le luci sempre più tardi: una boccata d'ossigeno celebrata da più parti, ma che spesso si è accompagnata dall'allarme per quanto riguarda la possibilità di reperire camerieri, cuochi e altre figure professionali che - complice il lockdown - hanno cercato impiego in altri settori. Le stime parlano di 5500 posti vacanti a Torino e circa 11mila in tutto il Piemonte.
Ecco perché a Torino, dove al tempo stesso crescono i timori per chi cerca un impiego, Epat e Caritas hanno deciso di unire le forze e dare forma al progetto "Sos lavoro", che punta a far incontrare le necessità di chi cerca dipendenti e quelle di chi è disoccupato.
Camerieri, ma anche cuochi, baristi e altre figure simili: le aziende dovranno mandare le richieste alla mail soslavoro@epat.it ed Epat Torino suggerirà i profili più idonei tra quelli indicati dalla Caritas attraverso il suo servizio di ascolto “Le Due Tuniche”.
“La ripartenza che tutti ci attendiamo ha bisogno di essere condita da un ingrediente centrale: mettere insieme le persone per creare opportunità. In questa ottica l’iniziativa che viene proposta è anche una indicazione di cammino. Così si potrà sperimentare come le persone più fragili non vadano considerate come problema ma come opportunità. Davvero insieme è possibile progettare meglio un futuro diverso, più umano”, commenta il direttore della Caritas di Torino, Pierluigi Dovis.
E il presidente di Epat Torino, Alessandro Mautino, aggiunge: “La nostra associazione è da molti mesi chiamata ad adattarsi ad una nuova e difficilissima era con problematiche del tutto diverse; questa iniziativa va esattamente in questa direzione provando a dare una soluzione alle nostre aziende che sono alla disperata ricerca di personale ma soprattutto alle persone in difficoltà provenienti dal nostro mondo che si sono ritrovate improvvisamente private del loro lavoro e delle loro sicurezze, tra questi ci sono purtroppo anche moltissimi giovani imprenditori che non sono riusciti a proteggere il sogno di avere una propria attività solo perché tragicamente hanno scelto il momento più sfortunato per aprirle”.