/ E poe...sia!

E poe...sia! | 20 giugno 2021, 09:07

Vacanza, vacanza delle mie brame

Vacanza indica un cambio di prospettiva, un calmo e più attento sguardo sul mondo, finora impedito dalle circostanze esterne e dal poco tempo

Good Karma, scultura in argilla di Francesco Marinaro (TO)

Good Karma, scultura in argilla di Francesco Marinaro (TO)

Buona domenica, #poetrylovers!

Che ci crediate o meno, tra un articolo e un’opera d’arte contemporanea, tra lockdown e libertà ritrovate, siamo giunti al termine di questa prima stagione poetica. Di cui, grazie al contributo di artisti straordinari, sono fiera.

Non dovete preoccuparvi: la rubrica si prende una pausa e ricarica le pile, sì, ma solo per tornare in autunno e ripartire con voi al suo fianco.

Mi sembra dunque doveroso ringraziare ognuno dei lettori che l’hanno sostenuta, nel corso dei mesi. Coloro che si sono divertiti, commossi, sorpresi e arrabbiati, tra le righe. Così come i poeti, i pittori, gli scultori e i fotografi, più o meno conosciuti, che si sono messi in gioco con lei, assecondandone il tema settimanale e provando a vestirne i panni.


Se questa rubrica ha un obiettivo, oltre a quello di divulgare la bellezza e l’utilità quotidiana del genere lirico, è proprio di stimolare l’empatia. Un argomento alla volta, insieme, ci siamo avvicinati a realtà nuove, spesso del tutto ignote e/o ignorate, per capirle meglio. Per permettere loro di riguardarci, una volta tanto, di consegnare un messaggio. E ascoltarne le parole, una ad una, benché poco piacevoli.

Nei precedenti articoli sono state trattate alcune tra le tematiche più “calde” degli ultimi tempi, anzi, direi “scottanti”; oggi, però, per accompagnarci col sorriso e la leggerezza verso l’estate e il riposo ch’essa reclama, ho deciso di scrivere pensando al periodo che ci aspetta, appunto. La “bella stagione”, la libertà, il potere del viaggio, le vacanze, i paesaggi che attendono leali, là dove li abbiamo lasciati.


Troppo spesso non prestiamo attenzione a ciò che la Natura insegna. Sembra scontato, come tutte le grandi verità; tuttavia, fermarsi a riflettere sul ciclo vitale della terra ha i suoi vantaggi. Per quanto potenti e intelligenti potremmo mai diventare, la nostra stessa esistenza s’intreccia e sopravvive solo in funzione di quel ritmo biologico: il terreno rallenta, riposa, poi rinasce. Infine sboccia, come noi. Sì, sboccia, in tutta la sua forza: fatta di colori, profumi, suoni, sapori ed emozioni.

E abbiamo la fortuna di poterne assaporare ogni sfumatura, perché quella dolcissima e sfuggente stagione è ormai alle porte: l’estate.

Durante questo anomalo anno e mezzo, si è vissuto in una specie di autunno perenne, immersi nel tepore delle case, non del tutto dormienti ma neppure del tutto svegli. Un dormiveglia, insomma. Come la terra, abbiamo rallentato il battito e la volontà, costretti da nuove priorità, forse per la prima volta universalmente condivise. Eppure è arrivata puntuale, la primavera ed è coincisa con una lenta eppure inesorabile ripresa, di quel battito e di quella volontà, sostenuti dalla ventata di speranza sotterranea che abbiamo afferrato coi denti e più lasciato. Ed eccoci qui qualche tempo dopo, affacciati al balcone vista futuro, finalmente pronti a “dar frutto” ai sacrifici, goderne la pace e accumulare energia per quel che verrà, in un ciclo infinito di dare e avere che poi è la vita.


Vacanza non è soltanto prendere e partire. Far fagotto e salire su un aereo verso destinazioni esotiche. Né significa esclusivamente ozio, relax e pasti copiosi in riva al mare.

Vacanza indica un cambio di prospettiva, un calmo e più attento sguardo sul mondo, finora impedito dalle circostanze esterne e dal poco tempo. Scoprire o riscoprire tradizioni, paesaggi, arti, abitudini, persone, intere realtà! Che, spesso, abitano più vicino di quanto pensiamo. Basta spostarsi di qualche chilometro, in un territorio forse poco conosciuto della nostra stessa regione, perché il fascino del diverso ci avvolga. Basta un prato, un buon libro (di poesia, ovviamente!), un tramonto, una degustazione di prodotti autoctoni, una visita culturale, una chiacchierata, un abbraccio.

Senza fretta, senza pretese, senza domande: esserci, assorbire.

Curiosa quanto avvalorante l’etimologia della parola: “vacanza” deriva infatti da vacantia, neutro plurale sostantivo di vacans, sostantivo presente di vacare. E indovinate un po’!? Vacare significa “vuoto”, “libero”.

Come dicevamo, l’estate crea uno spazio franco in cui i ruoli, oltre ai corpi, si svuotano delle loro responsabilità solite, per dedicarsi finalmente al benessere personale. Un benessere attivo, sinonimo di crescita umana. Liberi di fare ed essere ciò che abbiamo desiderato, consapevoli che proprio la brevità e l’eccezionalità di questo periodo ne amplificheranno la bellezza.

E montagne di ricordi che in seguito, come gocce di pioggia su suolo arido, ci accompagneranno e alimenteranno nuove curiosità, nuove ricerche. Fino alla loro prossima manifestazione.

Siamo semi, siamo piante: fioriamo!


Con l’augurio di serene vacanze, termino lanciando una sfida ai miei lettori, che spero sarà stimolante per chi vorrà coglierla: quest’estate, per cambiare, scegliete di portare con voi un libro di Poesia, lasciatevi “svuotare”, sentitene l’eco. E, una volta tornati, raccontatemi di queste sensazioni!


Ora, come sempre, spazio all’ospite; questa settimana è il turno di Pietro Pancamo: poeta, novelliere ed editor professionista, che condivide con noi un componimento tutto teso a esaltare le meraviglie della Natura. Innamoratevene con me.



VERANDE D’AZZURRO


I

Un laghetto di fumo nel cuore… Processioni di frasi lasciano calzature d’intelligenza

prima di entrare nella moschea delle bocche.


II

I profumi sorridono tra le maschere di foglie. E lettere serpentine

indossano pastrani di luce.


III

Un gregge di bagliori

alle pendici dei versi

nasconde l’Ulisse della mia ispirazione…


Canicola di gioia, tanfo d’allegria

negli sguardi ciclopici del solo occhio giornaliero. Spranghe di felicità

negli acuti del sole

e, fra verande d’azzurro, spaventapasseri di poesia…


IV

Tachicardia di vento nei vestiti: il vento, cuore del cielo…

Le nuvole sembrano covoni di luce, capanne di fieno

intorno al pagliaio del sole. Nel raspo degli alberi

festoni d’aria, e gli occhi sono brandelli di nostalgia tra festuche di tempo allegro.

Stelle filanti d’erba, pendii agitati fra la bonaccia della pianura…


V

Terra diroccata e baracche di collina. Villaggi di sole.


Dal lievito nullo di rocce azzime,

paesini salgono

pioli di luce.



Questo verso in particolare:


Canicola di gioia, tanfo d’allegria”


Non trovate sia la descrizione perfetta dell’estate?

Pensateci su e vivetela appieno (con le dovute precauzioni).

Mi mancherete!

Alla prossima

Johanna Poetessa

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A LUGLIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium