Era giunto il solstizio d'estate, un momento di grande cambiamento.
Il capo del piccolo villaggio decise di chiamare a raccolta gli esponenti più importanti della comunità, per trovare un modo adeguato per festeggiare l'occasione.
La proposta principale che venne fatta fu quella di sacrificare un animale agli dei per ingraziarseli. Ma non era stato un anno felice, tutt'altro, la gente aveva fame e rinunciare a quel poco che si aveva pareva essere un sacrificio davvero troppo grosso.
Quindi vennero tirate fuori altre proposte molto meno convincenti, come la realizzazione di un altare di fiori o l'uccisione di un polletto ormai praticamente più di là che di qua.
Sembrava impossibile trovare una soluzione quando una signora, con moltissimi anni sulle spalle, prese la parola: “Distruggiamo il vecchio e abbracciamo il nuovo!”, disse con una vocetta sorprendentemente forte.
"In che senso?" le chiesero.
"Buttiamo anzi, meglio, diamo fuoco a qualcosa di vecchio. Sacrifichiamo qualcosa di nostro per avere un futuro migliore!".
Quelli non erano certo i tempi di adesso, i tempi dello spreco e dei rifiuti gettati con noncuranza. Ogni cosa aveva valore, ogni cosa veniva prima costruita e poi custodita, per anni, spesso per generazioni. Buttare una sedia vecchia era un sacrificio, non grande come rinunciare a un capretto cicciotto o a un po' del proprio raccolto ma pur sempre un sacrificio. E, come tale, forse sarebbe stato adatto all’occasione e sufficiente per il fato.
Ci pensarono tutti un po' su e poi decisero di organizzare un falò. Ognuno portò da casa propria qualcosa: chi uno sgabello, chi una sedia, chi una vecchia ciotola.
Misero uno sopra l'altro tutti gli oggetti e poi appiccarono il fuoco. Il fumo saliva su nel cielo, la montagna di cose si riduceva in cenere e le persone cantavano e ballavano tutto attorno.
La catasta di legna però prese a barcollare spinta dal vento e, a sorpresa, cadde da un lato. Ci fu scompiglio e paura ma nessuno si fece male e le case, che da quel lato del falò per fortuna erano più distanti, non presero fuoco.
"Sarà un anno buono!" sentenziò la vecchietta. “Il falò è caduto dal lato giusto”.
Il farò di San Giovanni è una delle più amate tradizioni torinesi. Probabilmente prima si faceva in occasione del solstizio d'estate, poi la celebrazione è stata spostata di qualche giorno fino a San Giovanni, ad unire tradizione pagana e cristiana come d'abitudine. Non ne conosciamo l'origine ma l'immaginiamo così, come in questo racconto.