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Economia e lavoro | 29 novembre 2021, 16:01

Tim al fondo americano? La preoccupazione dei dipendenti: “2.000 posti a rischio” [VIDEO]

Manifestazione sotto la Prefettura di Torino: “Parliamo di dati sensibili del Paese, che finiscano in mano a una proprietà straniera ci preoccupa. Vogliamo che l’azienda e la rete rimangano italiane”

Tim al fondo americano? La preoccupazione dei dipendenti: “2.000 posti a rischio” [VIDEO]

Pomeriggio di proteste e di agitazione per i lavoratori del gruppo Tim che oggi pomeriggio hanno manifestato sotto la Prefettura di Torino a causa delle voci che vedrebbero il fondo infrastrutturale Kkr vicina all’acquisto di Tim.

Un fondo americano che viene qui a investire non pensa ai dipendenti. Siamo preoccupati, manifestiamo per la stabilità dell’azienda, per la tenuta dell’occupazione e anche per la tenuta della rete” spiega Armando Dalponte, tecnico di rete e Rsu Uilcom. “Sulla rete viaggiano dati sensibili del Paese, che finiscano in mano a una proprietà straniera ci preoccupa. Vogliamo che l’azienda e la rete rimangano italiane” racconta.

Una posizione condivisa da Elena Ferro, segretaria generale SLC CGIL Torino e Piemonte: “Facciamo questo presidio per difendere l’unicità della rete di Tim, crediamo che il diritto alla connessione sia un democratico fondamentale del paese”. “Chiediamo al Governo di farsi carico di un patrimonio per il quale sono state investite risorse pubbliche”, spiega la sindacalista. In Italia si parla di 40.000 dipendenti, di cui 3.000 in Piemonte e 2.000 in provincia di Torino.

Ecco perché la richiesta avanzata al Governo da Anna De Bella, segretaria generale Fistel Cisl Piemonte, è di prendere la situazione in mano: “Il Governo deve intervenire, dopo che c’è stata l’offerta americana. Non si può non tener conto di una grande azienda come questa, dei suoi dati sensibili. Con forza noi sindacati chiediamo l’intervento del Governo per una rete unica e pubblica”.

I sindacati chiedono unitariamente che la digitalizzazione del Paese passi obbligatoriamente attraverso la creazione di una infrastruttura che assicuri una connettività a larga banda efficiente, capillare e stabile: “Non basta elencare i buoni propositi nel Pnrr, né darsi tempi sempre più stringenti rispetto agli obbiettivi del Digital Compass, e neanche individuare ambiti e settori dove la digitalizzazione consentirà il rilancio economico. Per compiere la trasformazione digitale occorre una Rete che al momento c’è solo in parte e in buona parte del Paese non c’è proprio”.

Andrea Parisotto

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