"Lo sciopero femminista è oggi, domani e sempre". È questo l'urlo che si alza dal migliaio di persone, radunate in piazza XVIII Dicembre, per il corteo di chiusura della giornata dell'Otto Marzo di Non una di Meno. Un momento di festa, ma soprattutto di lotta, per chiedere "parità di salario, ma anche di gestione nella vita domestica e autodeterminazione".
Giornata di mobilitazioni
E la manifestazione arriva dopo una giornata di protesta, a cominciare dalle attiviste di Extinction Rebellion a seno nudo davanti al Consiglio Regionale, seguita da presidi davanti al Comune delle educatrici contro "il precariato" e al Palazzo di Giustizia contro la violenza "esercitata dai Tribunali sulle donne che denunciano". Dalle 16.30, in piazza XVIII Dicembre, si sono radunati diverse centinaia di ragazzi e ragazze aderenti alla realtà femminista, ma anche i Cub, Rifondazione Comunista, il Collettivo Menapace e altri movimenti: l'obiettivo è di sfilare fino a piazza Vittorio.
Le ragioni dello sciopero
Persone scese in piazza per protestare contro la violenza sulle donne. "In Italia - spiegano - abbiamo un numero di femminicidi spaventoso, aggravato dalla pandemia: muore una donna ogni tre giorni".
"Scioperiamo - proseguono - per le violenze che subiamo sui luoghi di lavoro, veniamo pagate di meno e siamo costrette a uno stile di vita prestazionale. Abbiamo un doppio carico, visto che non abbiamo mai smesso di svolgere i lavori domestici. Scioperiamo sia in casa che fuori casa".
Con la pandemia situazione più grave
La pandemia, d'altra parte, ha aggravato le condizioni delle donne, costrette a portarsi il lavoro a casa e a coordinare il più delle volte l'ambito famigliare con quello lavorativo, al netto di una gestione domestica più gravosa. "Siamo qua - spiegano le manifestanti - per prenderci cura di noi, per dedicarci del tempo, per costruire reti di solidarietà e celebrare la sorellanza contro la competizione che ci viene imposta e ci divide".
Rosatelli: "Garantire diritto all'aborto"
In piazza anche Jacopo Rosatelli: "Deve essere garantito - ha commentato l'assessore al Welfare del Comune di Torino - l'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza. I consultori pubblici non sono sufficienti, così come il numero dei medici non obiettori negli ospedali". E l'esponente della giunta Lo Russo tira nuovamente una stoccata alla Regione Piemonte, in particolare all'assessore Maurizio Marrone che ha spalancato le porte dei consultori alle associazioni pro-vita. "Noi siamo contro chi vuole ridurre lo spazio di autodeterminazione delle donne" ha concluso Rosatelli.