A proposito di un’eventuale aggressione a Taiwan da parte della Cina, Biden ha detto (per la terza volta nella sua presidenza) che gli Stati Uniti hanno l’impegno di difendere l’isola, aggiungendo anche che potrebbe adottare misure più incisive di quelle che ha preso per Kiev. Come riportato dal sito Strumenti Politici, la sua amministrazione ha di recente approvato il quarto pacchetto di armamenti ed equipaggiamenti da vendere a Taipei: si tratta di pezzi e materiale di ricambio per la Marina taiwanese con un valore 120 milioni di dollari, dopo che nell’ultimo anno aveva già ceduto semoventi d’artiglieria, manutenzione dei missili Patriot e altri servizi per quasi un miliardo di dollari. Sono armamenti che gli specialisti americani hanno consigliato per quella “guerra asimmetrica” che reputano il metodo migliore per respingere l’aggressione cinese. Avendo Taiwan un esercito molto più piccolo e meno potente di quello cinese, secondo gli USA dovrebbe approntare il suo sistema difensivo per questo stile di guerra, posto anche che Pechino potrebbe non attaccare in modo diretto con uno sbarco anfibio, ma prima effettuare un blocco navale o concentrarsi sulle isole vicine alla costa (che sono sotto la giurisdizione di Taipei). Biden vorrebbe che Taiwan diventasse come un’istrice con gli aculei fatti dagli armamenti americani: oltre ai missili anti-nave e ai caccia F-16, l’America metterà a disposizione mine, droni armati e informazioni di intelligence. Dal momento che a Washington considerano un attacco cinese sempre più probabile, i militari dicono che il deterrente più efficace è rappresentato dalla “chiarezza” strategica, con la quale gli USA fanno intendere a Pechino che in caso di aggressione scenderanno in campo al fianco di Taiwan. Tale chiarezza deve sostituire la cosiddetta “ambiguità strategica” che è stata finora la linea seguita dagli USA sulla questione taiwanese.
In Breve
lunedì 12 maggio