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Economia e lavoro | 20 marzo 2023, 06:50

Prezzi alle stelle, poca manodopera e consumi in calo: ecco la fotografia di un settore "alla frutta"

Allarme di Coldiretti Piemonte: a tavola si mangia l'8% in meno dei prodotti e in tutto il Paese servono 40mila lavoratori

alberi da frutta

Il settore della frutta piemontese lancia l'allarme su consumi, prezzi e manodopera

Con il caro prezzi e il cambiamento climatico che ha ridotto i raccolti, gli italiani hanno tagliato gli acquisti di frutta che crollano nel 2022 dell’8% in quantità rispetto allo scorso anno, ai minimi da inizio secolo. È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Piemonte sulla base dei dati Cso Italy in occasione della Giornata nazionale della frutta italiana. Allo stesso tempo, nei frutteti italiani, con l’arrivo dell’estate, servono almeno quarantamila lavoratori per colmare la mancanza di manodopera che ha duramente colpito le campagne lo scorso anno con la perdita rilevante dei raccolti agricoli nazionali. 

Il comparto piemontese ha un fatturato di oltre 500 milioni di euro con una superficie di 18.479 ettari e oltre 7 mila aziende. Per le mele, la zona più vocata si concentra nella fascia prealpina che va da Pinerolo a Cuneo, si coltivano all’incirca 6 mila ettari di melo che coinvolgono circa 4 mila imprese. La produzione piemontese di pesche è di circa 2 milioni di quintali su una superficie di 4.416 ettari e 3.474 aziende.

E' molto importante che il Consiglio dei ministri abbia recepito la nostra proposta di programmazione triennale dei flussi per consentire una più agevole pianificazione del lavoro da parte delle aziende agricole – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. Andando verso la bella stagione, con il picco della raccolta, nelle nostre campagne c’è posto anche per studenti, pensionati o disoccupati che vogliono trovare una occasione di reddito grazie al nuovo sistema di prestazioni occasionali introdotto nella Manovra che porta una rilevante semplificazione burocratica per facilitare l’avvicinamento al settore agricolo. D’altronde è fondamentale valorizzare la frutticoltura in un Paese come l’Italia, che è leader mondiale nella qualità dell’alimentazione, e ricostruire il legame che unisce i prodotti dell’agricoltura con i cibi consumati ogni giorno anche per fermare il consumo del cibo spazzatura”. 

Gli italiani hanno ridotto del 17% le quantità di pere, dell’8% le pesche, le nettarine e i kiwi e del 5% le mele. Il risultato è che con 2,8 miliardi di chili nel 2022 il consumo di frutta degli italiani è risultato poco più della metà di quello di fine secolo. Il brusco calo ha fatto scendere il consumo individuale sotto la soglia minima di 400 grammi di frutta e verdure fresche per persona, da mangiare in più volte al giorno, raccomandato dal Consiglio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per una dieta sana. 

“Un dato ancora più allarmante se si considera che a consumare meno frutta e verdura sono soprattutto i bambini e gli adolescenti, con quantità che sono addirittura sotto la metà del fabbisogno giornaliero, aumentando così i rischi legati all’obesità e alle malattie ad essa collegate. A questo trend preoccupante, si sommano le difficoltà a cui devono far fronte le nostre imprese i cui bilanci sono messi a rischio da rincari di ogni tipo con spese più che raddoppiate con gli incrementi che colpiscono dalla plastica per le vaschette, le retine e le buste (+70%), alla carta per bollini ed etichette (+35%) fino al cartone ondulato per le cassette (+60%), stesso trend di rincari per le cassette in legno (+60%) – proseguono Moncalvo e Rivarossa -. Per questo, in Piemonte, abbiamo denunciato le tante problematiche del comparto frutticolo durante il blitz SOS Frutta dello scorso 22 novembre a Torino, in piazza Castello perché a rischio chiusura ci sono oltre 7 mila aziende. Una situazione insostenibile per cui va immediatamente applicato il decreto legislativo contro le pratiche commerciali sleali come bisogna ridurre drasticamente il costo del lavoro, con una specifica misura rispetto alla decontribuzione per le imprese frutticole, per allinearci, oltretutto, ai nostri competitor nell’ambito dell’Unione Europea e non solo. Ormai da troppi anni la frutticoltura piemontese sta attraversando momenti di estrema difficoltà a causa di una scarsa remunerazione del prodotto e di una non equilibrata ripartizione del valore nei vari passaggi della filiera. Altro tema è quello dell’obbligo di origine in etichetta dell’ortofrutta nei prodotti trasformati come conserve, marmellate, succhi di frutta”

redazione

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