Più posti di lavoro, ma più precari rispetto al passato. E con alcune fasce particolarmente fragili: donne e nuove generazioni. E' questo il mondo dell'occupazione che si affaccia, a Torino e provincia, alla celebrazione del Primo Maggio 2023.
Più lavoro, ma sempre più precario
Secondo i dati diffusi da Cgil, Cisl e Uil, infatti, nel corso dell'anno passato i rapporti di lavoro sono aumentati di quasi 18mila unità. Più precisamente, tra assunzioni (261.458) e cessazioni (243.651), si è arrivati a un saldo positivo di 17.807 persone in più nel mondo dell'impiego. Ma in sette casi su dieci si tratta di contratti a termine, oppure in somministrazione o a lavoro intermittente.
Il lavoro a tempo determinato, complessivamente, pesa per il 43,6% del mondo occupazionale torinese, mentre il tempo indeterminato sfiora il 14% (13,9%). L’apprendistato sta al 4,5%, mentre la somministrazione è ormai la risposta in più di un caso su cinque. Tutti gli altri contratti (intermittente, domestico, dello spettacolo e così via) pesano per il 17%.
Uno su due sono profili intermedi
Il 29,1% di questi contratti è concentrato nei profili con più alta qualificazione (alte professionalità e tecnici), ma la stragrande maggioranza (pari al 45,8%) ricade nei profili con qualificazione intermedia (impiegati e qualifiche del commercio, dell’artigianato e della agricoltura). Un quarto circa, il 25,1%, è rappresentato invece da profili con bassa qualificazione (semi qualificati e senza qualifica). E se gli occupati nel mondo dell'industria sono ancora molti, il maggior numero degli avviamenti e dei precari appartiene all’ambito del Commercio e Servizi di ristorazione, in generale nel terziario, che resta un settore con una forte mobilità.
Penalizzati i giovani e le donne
I più penalizzati sono giovani e donne, maggiormente occupati in quei settori, spesso con contratti precari e con orari di lavoro ridotti, part time in gran parte involontari che rendono poveri anche gli occupati (il cosiddetto "lavoro povero").
E per quanto riguarda il tasso di occupazione femminile, anche se nel 2022 si è avvicinato al 60%: "Molta strada resta ancora da fare per quanto riguarda la percentuale di donne occupate e altrettanta ne resta da fare per il recupero del divario salariale", dicono i rappresentanti dei lavoratori.
Torino diventa sempre più vecchia e sempre più vuota (e con meno stranieri)
Queste dinamiche nel mondo del lavoro intervengono in una situazione già preoccupante a livello sociale: la popolazione piemontese diminuisce di più di quelle del Nord, la popolazione in età lavorativa è più anziana e il dato drammatico è che nell’ultimo anno gli stranieri residenti in Provincia di Torino sono diminuiti di circa 5.000 unità e negli ultimi 8 anni di 13.500. "Il sistema economico e sociale rischia di non farcela a sostenersi - è l'allarme dei sindacati -. E allora anziché le politiche dei respingimenti occorre ragionare su politiche migratorie che tengano insieme solidarietà e sviluppo; occorre partire dai territori per sperimentare percorsi di inclusione e integrazione, rispetto ai quali il sindacato è pronto a mettersi in gioco".