Gli zuccheri sono, soprattutto negli ultimi anni, al centro di numerose discussioni scientifiche. Non sempre, però, vengono veicolati messaggi giusti sui loro effetti. Molto spesso, vengono messi in primo piano dei veri e propri luoghi comuni. Nelle prossime righe di questo articolo, ne sfateremo alcuni.
Lo zucchero crea dipendenza
Si dice spesso che lo zucchero crei dipendenza. Questa affermazione è stata oggetto di ferventi dibattiti in seno alla comunità scientifica internazionale. Chi non la considera vera, sottolinea che, per poter parlare di veri e propri meccanismi di dipendenza, è necessario chiamare in causa altri aspetti oltre al mero effetto ormonale provocato dalla sintesi di dopamina.
Sul fatto che sia difficile ridurre il consumo di zuccheri non ci sono dubbi. Utilizzare il termine “dipendenza” paragonando questa situazione a circostanze come il consumo di droghe o alcol, è però fuorviante.
Il saccarosio non provoca alterazioni comportamentali
Per anni, è stata diffusa la convinzione, errata, secondo la quale l’assunzione di saccarosio causerebbe, nei più piccoli in special modo, alterazioni comportamentali e criticità nel mantenimento dell’attenzione, per non dimenticare l’iperattività.
Per fortuna, numerosi studi hanno dimostrato che l’assunzione di zuccheri non influenza in alcun modo il comportamento e la capacità di concentrarsi, a prescindere dall’età.
Lo zucchero di canna è più sano dello zucchero bianco
Lo zucchero di canna è più sano di quello bianco in quanto non raffinato? Assolutamente no! Se si guarda all’apporto calorico, sono praticamente uguali. Qui trovi un approfondimento che spiega in modo più dettagliato quando e se lo zucchero di canna fa male.
Intanto possiamo affermare che l’unica differenza rilevante risiede nel fatto che, nello zucchero di canna, sono presenti dei residui di materia vegetale, ovvero – nello specifico – la melassa.
Le procedure di raffinazione rendono lo zucchero pericoloso
Come poco fa accennato, è frequente sentir parlare dello zucchero bianco come di qualcosa di non sano per via delle procedure di raffinazione. Non è così! L’anidride solforosa, che viene impiegata per far sì che i cristalli raggiungano il celebre colore candido, quando lo zucchero finisce sui banchi della grande distribuzione è presente in tracce esigue.
Per rendersi conto di quanto non sia pericolosa, basta rammentare il suo impiego, in quantità decisamente superiori, come conservante in alimenti e bevande di uso comune. Qualche esempio? Il vino e la frutta essiccata.
L’assunzione di zucchero è inutile
Tutti conosciamo un fautore della dieta chetogenica dal quale abbiamo sentito l’affermazione “L’assunzione di zucchero è inutile: quando va in chetosi, il nostro corpo è in grado di andare avanti tramite i grassi e le proteine”.
Non è affatto vero! Senza il glucosio, infatti, il nostro cervello non potrebbe fruire di quel prezioso carburante che gli serve per portare avanti le sue funzioni quotidiane. Gli zuccheri sono preziosi anche per chi si allena.
I nostri muscoli, infatti, utilizzano le scorte di glicogeno, polimero ramificato del glucosio, per espletare le performance richieste al corpo nei vari workout.
Attenzione: questo non deve essere un alibi per esagerare con torte e biscotti. Il nostro corpo, infatti, è in grado di procedere alla sintesi del glucosio anche a seguito dell’assunzione di fonti di carboidrati complessi, come per esempio il pane e la pasta integrali.
La dicitura “senza zuccheri aggiunti” vuol dire che gli zuccheri sono totalmente assenti
Questa espressione, che possiamo leggere soprattutto sulle confezioni dei succhi, deve essere interpretata tenendo conto della presenza degli zuccheri naturali dei singoli frutti. Si tratta di un aspetto nodale nei casi in cui si seguono delle diete ipoglucidiche - p.e. i piani alimentari in caso di diabete gestazionale in gravidanza - percorsi durante i quali anche l’assunzione di frutta può impattare sui valori della glicemia.
Gli zuccheri sono la principale causa del diabete
L’insorgenza di una delle malattie metaboliche più invalidanti è determinata anche da altri fattori, che vanno dall’etnia, alla genetica, fino all’attitudine all’esercizio fisico.














