C’è un nuovo inquilino nell’ex sede della Regione Piemonte di piazza Castello: è la Corte dei Conti del Piemonte, che ha ricevuto questa mattina le chiavi del palazzo venduto con riserva di proprietà dalla Regione al Demanio per 25,7 milioni di euro.
Duecento le persone che si trasferiranno
Duecento le persone che si trasferiranno già nei prossimi giorni negli uffici: un piano, il quarto, ospiterà anche l’Avvocatura dello Stato. Il piano terra verrà utilizzato per udienze e adunanze, con aule aperte alla collettività: gli spazi verranno ristrutturati e per volontà del Demanio, rimarranno fruibili per eventi congressuali, universitari e dibattiti.
L’unica cosa che rimarrà tale e quale a prima è l’infopoint turistico al piano terra. Il palazzo verrà comunque ristrutturato un piano alla volta, con l’obiettivo di inaugurare l’anno giudiziario nel marzo del 2024.
Cirio: "Il bene rimane in mani pubbliche"
“La casa in piazza non si vende mai e venderla ai privati sarebbe stato un errore. Abbiamo mantenuto questo impegno perché il bene rimane pubblico, un patrimonio della nostra comunità” ha affermato Alberto Cirio, presidente della Regione Piemonte. Il Governatore ha proseguito: “Siamo soddisfatti perché all’interno di questo bene trova spazio la Corte dei Conti, nata qui in Piemonte. Le 200 persone che lavoreranno in piazza Castello e tutte quelle che frequenteranno il palazzo per ragioni di udienze, incontri e attività, renderanno viva la piazza e il cuore di Torino”.
Soddisfatto anche Sebastiano Caiazza, direttore Demanio Piemonte e Valle d’Aosta: “Per lo Stato quest’operazione comporterà un risparmio importante di fitti passivi, circa 400.000 euro all’anno”. Il prezzo di acquisto è 25,706 milioni. Di questi, 22,706 sono stati erogati oggi in un’unica soluzione, gli altri 3 milioni saranno erogati tra 5 anni, il 12 dicembre 2028.
Massi: "Spendere e amministrare bene i fondi"
“Si tratta di una bella operazione immobiliare, avevamo bisogno di una nuova sede per le la Corte dei Conti del Piemonte: quella di oggi è la prova che la Corte dei Conti, oltre a valutare, monitorare, censurare e stigmatizzare le attività amministrative della PA, si rimbocca le maniche e dimostra come si può e si deve amministrare bene, spendendo bene i fondi pubblici” ha detto invece Franco Massi, segretario generale Corte dei Conti.“L’accordo di oggi è la prova provata che si possano amministrare bene i fondi pubblici: tutte le pubbliche amministrazioni di ogni ordine e grado dovrebbero cooperare tra loro” è l’auspicio e il senso dell’accordo.