La scorsa settimana a Kiev si è tenuta una conferenza stampa che ha visto il presidente ucraino Zelensky di fronte a diversi giornalisti sia internazionali che ucraini. Un peculiare question time come raramente l’ex attore ne ha organizzati nel corso della sua presidenza, specialmente nell’ultimo anno. Evidentemente lui e il suo staff (o i suoi “consiglieri” di oltreoceano) sentivano l’esigenza di tirare le somme del 2023 per rendere pubblici risultati portati dall’anno in via di conclusione. Tuttavia non ha risposto in maniera esaustiva o pienamente sincera a tutte le domande che gli sono state poste. Ad esempio sui rapporti coi vertici militari, si sa che non era rimasto contento dell’intervista del comandante Zaluzhny al britannico “Economist”. Come riferisce il sito Strumenti Politici, Zelensky lo aveva rimbrottato, cercando di sminuire la sua rivelazione del fallimento della controffensiva e la condizione di fragile stallo al fronte. Poco tempo fa hanno trovato dei congegni spionistici negli uffici del generale, inviso a parte della élite politica perché indicato persino dai media occidentali come potenziale successore di Zelensky. Inoltre gli ha tutto ciò che serve per continuare la guerra come quest’ultimo vorrebbe, e cioè con operazioni belliche tese a una vittoria che da tempo è un miraggio. I comandi militari vorrebbero mobilitare addirittura mezzo milione di uomini e avere gli armamenti necessari. Ma mancano le condizioni di base, cioé la volontà del popolo ucraino, stanco della guerra e i cui uomini cercano di scappare per evitare la leva, e i finanziamenti europei e americani, che sono in sospeso e forse non arriveranno. Zelensky cerca quindi di prendere tempo e di tenere viva l’attenzione su di lui tramite conferenze stampa e appelli alla nazione.
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