"Bene l’ordinanza che mette in sicurezza i lavoratori che operano sotto il sole nei periodi più caldi dell’anno. Ci chiediamo perché non sia stata estesa alla categoria dei rider, che nel torinese rappresenta 3mila lavoratori”. A chiederselo è il Nidil Cgil il sindacato che si occupa delle nuove identità del lavoro, tra precari, somministrati, collaboratori e autonomi, tutto quello spettro di professioni che non sono coinvolte nella contrattazione nazionale.
Una decina di loro si sono radunati in piazza Castello con le bici e i colorati zainetti termici brandizzati, con i loghi delle compagnie che effettuano delivery di cibo e beni essenziali. C’è chi passa a far sentire la sua voce, ma deve subito ripartire perché c’è una consegna da rispettare, nonostante la temperatura è superiore ai 30 gradi e si pedala sotto il forte sole delle 15,30 di oggi, martedì 6 agosto.
La richiesta è quella di estendere l’ordinanza del Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e dell’Assessore alla Sanità Federico Riboldi, in vigore da ieri e fino alla fine del mese, anche a chi opera per la gig economy. La misura coinvolge i settori agricolo e florovivaistico e dei cantieri edili e affini che svolgono attività classificabili come “fisica intensa” o altre equiparabili e si trovano in condizioni di prolungata esposizione diretta ai raggi solari in giornate particolarmente calde. Per loro la Regione ha stabilito l’astensione dal lavoro dalle 12,30 alle 16. La limitazione va applicata nei giorni in cui la mappa del rischio messa a disposizione dall’Inail e pubblicata su https://www.worklimate.it/scelta-mappa/sole-attivita-fisica-alta/, riferita ai lavoratori esposti al sole con attività fisica intensa, alle ore 12 segnala un livello di rischio alto.
L’accordo è stato raggiunto con le associazioni di categoria e con le sigle sindacali.
“L’80% di questi lavoratori che ogni giorno vediamo sfrecciare per le strade sono o collaboratori, autonomi o addirittura falsi autonomi. Questi lavoratori hanno in parte delle tutele, soprattutto chi opera per Just Eat che però coinvolge solo il 20% del totale. Il restante non ha un accordo sanitario. L’esempio lampante riguarda la grandinata di venerdì: quasi tutte le compagnie (tranne Just Eat) hanno continuato a operare. Il risultato è stato di quattro lavoratori che sono scivolati e hanno avuto un infortunio: non sappiamo nemmeno se sia stato denunciato oppure no.”
“Quando è estate - racconta un lavoratore di Glovo - c’è poco lavoro e aspettiamo molto sotto il sole, senza guadagnare. È una condizione difficile da sopportare. Tutto il giorno sei per le strade della Città, ma quello che porti a casa alla fine della giornata è poco anche se non ti fermi mai. Quando aspetti a un ristorante quel tempo di attesa non viene pagato. Non veniamo rispettati come lavoratori. Le nostre bici costano molto e molte volte ci vengono rubate, ma la società non ce le ripaga. Se la bici si rompe non veniamo pagati. Lo ‘score’(che determina la ‘reputazione’ dei rider), si aggiorna continuamente e ci porta a correre sempre di più a ritmi forsennati. Il contratto che abbiamo non funziona. Dobbiamo cambiarlo.”