Maggiore coinvolgimento delle aree periferiche del Piemonte, programmazione di lungo termine per garantire stabilità e risparmi agli operatori culturali, maggiori fondi per i settori strategici come la produzione cinematografica e televisiva. Sono questi alcuni dei punti principali del Piano triennale per la Cultura 2025-2027, approvato oggi in Consiglio regionale. I fondi complessivi previsti ammontano a circa 148,5 milioni di euro.
I criteri
Il Piano prevede un’attenzione particolare alla partecipazione dei territori meno centrali ai bandi culturali. Attenzione quindi per Torino e gli altri capoluoghi di province, ma si intende dare maggiore spazio ai progetti che nascono nelle aree periferiche. Tra i criteri di valutazione delle proposte verranno considerati anche l’inclusione sociale, le pari opportunità e l’attenzione all'ambiente.
Un altro elemento cardine è il mantenimento della programmazione culturale su base triennale, con l’obiettivo di superare la logica della precarietà annuale. Nel triennio 2025-2027 viene aumentata la dotazione finanziaria per la produzione cinematografica e televisiva, che passa a 7 milioni.
Rilancio del Sistema Museale Nazionale
Tra gli assi portanti del Piano figura anche il rilancio del Sistema Museale Nazionale, finalizzato a garantire una governance integrata tra musei statali, regionali, comunali, diocesani e privati. A questo si affiancano numerosi investimenti mirati a sostenere il ricco patrimonio culturale piemontese, composto da musei, teatri, biblioteche, archivi e altri presìdi del territorio.
"Il settore culturale - spiega l’assessore alla Cultura del Piemonte Marina Chiarelli - si conferma un motore essenziale per lo sviluppo sociale ed economico del Piemonte e, di conseguenza, è oggi ancora più necessario estendere queste opportunità a tutto il territorio, comprese le aree al di fuori delle zone metropolitane. Inoltre, riserveremo particolare attenzione alle realtà impegnate nell’inclusione sociale, nelle pari opportunità e nella sostenibilità ambientale. Parallelamente, confermiamo la scelta di una programmazione triennale, per consentire agli operatori culturali di pianificare con maggiore serenità e prospettiva".