Cosa diremmo se ci trovassimo a pagare una tassa di circa 400 euro in più all’ anno? Le bestemmie sono vietate.
E, invece, inconsapevolmente, la paghiamo già. È stato calcolato, infatti, che lo spreco alimentare in Italia costa 378 euro a persona l’anno: una vera e propria “tassa invisibile” che grava sui bilanci familiari, pari a circa 58 giorni di spesa buttati in pattumiera ogni anno. Nel nostro Paese lo spreco alimentare domestico è pari a 100 kg pro capite ogni anno.
Non basta. Nel mondo ogni anno 1,7 miliardi di tonnellate di cibo finiscono nella spazzatura, di cui oltre un miliardo viene gettato tra le mura domestiche. Un fenomeno inaccettabile dal punto di vista economico e ambientale, oltre che da quello etico, considerato che questa quantità di prodotto, basterebbe per sfamare 1,26 miliardi di persone. “Non è vero?”, “Io non butto mai via nulla” le reazioni più usuali. I dati arrivano da un’analisi della Coldiretti e se provate ad aprire un cassonetto dei rifiuti alimentari, ne avrete la conferma.
Frutta e verdura rappresentano più della metà degli sprechi alimentari, mentre i cereali, che sono l’alimento più consumato al mondo, coprono il 23% del complessivo. La carne e i prodotti lattiero-caseari rappresentano l’8% degli sprechi in volume.
A incidere sugli sprechi alimentari non sono solo i consumi, ma anche l’attuale modello di distribuzione: nei banconi del supermercato quante sono le confezioni piccole, quelle per persone che vivono sole? E questo riguarda sia i prodotti freschi che quelli confezionati. E poi le date di scadenza? Conosco moltissimi consumatori che all’approssimarsi di quella data gettano la confezione nella spazzatura.
E dire che basterebbe comprare solo quello di cui si ha bisogno, riutilizzare gli avanzi, evitare porzioni troppo abbondanti. Tutto troppo semplice. E allora paghiamo quasi 400 euro di tasse in più.