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Economia e lavoro | 20 novembre 2025, 09:30

Welfare aziendale e qualità del lavoro: come cambia il benessere in impresa

Welfare aziendale e qualità del lavoro: come cambia il benessere in impresa

Il concetto di benessere sul lavoro ha assunto negli ultimi anni una centralità sempre maggiore nelle strategie aziendali. Non si tratta soltanto di offrire un buon salario o condizioni di lavoro sicure, ma di realizzare un ambiente in cui il collaboratore percepisca di essere valorizzato, sostenuto e parte integrante di un progetto. In questo contesto il welfare aziendale emerge come leva strategica per migliorare la quotidianità dei lavoratori, rafforzare il legame con l’impresa e favorire un maggior equilibrio tra vita privata e professionale. Analizzare come le organizzazioni stanno trasformando questa prospettiva e quali siano i reali effetti sulla qualità del lavoro permette di comprendere non solo un fenomeno in evoluzione, ma anche un indicatore della maturità del mondo produttivo.

Cos’è il welfare aziendale e perché è importante

Il welfare aziendale può essere definito come l’insieme delle iniziative che un’impresa mette in atto per supportare il benessere dei propri dipendenti, delle loro famiglie e, in alcuni casi, dell’intera comunità. Essa include benefit quali assistenza sanitaria integrativa, agevolazioni per la conciliazione vita-lavoro, flexible benefit, voucher, servizi per l’infanzia, mobilità sostenibile e molto altro. Come rilevato dal portale dedicato all’analisi delle PMI, il welfare aziendale comprende elementi di tutela sociale, flessibilità professionale e attenzione alla persona.
La sua importanza deriva da una trasformazione delle aspettative nei confronti del lavoro: il salario monetario da solo non basta più a trattenere talenti, generare motivazione e produrre performance soddisfacenti. Quando il lavoratore si sente partecipe, supportato e capace di bilanciare i propri ruoli, la qualità del lavoro aumenta. Inoltre, dal punto di vista aziendale, adottare un buon piano di welfare può contribuire a migliorare l’attrazione dei profili, ridurre il turnover e aumentare l’engagement interno.

Diffusione del welfare aziendale in Italia e contesto normativo

In Italia la crescita delle politiche di welfare aziendale è stata significativa negli ultimi anni, pur con differenze territoriali e dimensionali fra le imprese. Secondo un’analisi del 2025, più del 58 % delle aziende con oltre 50 dipendenti ha un piano strutturato di welfare. Un’altra ricerca evidenzia che nel 2024 le imprese che dichiaravano di avere una strategia attiva nel welfare erano il 76 %, dato in forte aumento rispetto all’anno precedente.
Sul piano normativo, la svolta è arrivata con la Legge di Stabilità 2016, che ha consentito alle imprese di convertire parte del premio di produzione in beni e servizi di welfare con vantaggi fiscali, incentivando così l’adozione delle pratiche.
Va tuttavia osservato che permangono diseguaglianze: per esempio, nel Nord Italia la diffusione di piani welfare è stimata attorno al 72 %, mentre nel Sud si ferma a circa il 45 %.
Questo scenario delinea un panorama in evoluzione: il welfare aziendale non è più una nicchia ma sta diventando parte integrata della strategia HR, pur richiedendo ancora investimenti, cultura e governance adeguati.

Effetti del welfare sulla qualità del lavoro

Una delle domande più frequenti riguarda il reale impatto del welfare aziendale sulla qualità del lavoro interno. Ebbene, numerosi studi e dati empirici evidenziano che le organizzazioni che adottano politiche strutturate di welfare riscontrano risultati più positivi: maggiore engagement, migliore retention, minore assenteismo e aumento della produttività.
Ad esempio, secondo un’indagine Aon il 96 % delle aziende con piani di welfare considerano che essi influenzino positivamente l’engagement, il 90 % la produttività e l’86 % la riduzione del turnover.
Dal punto di vista del lavoratore, la possibilità di scegliere tra diverse opzioni – come voucher per spese scolastiche, buoni acquisto, servizi sanitari o supporto alla mobilità – aumenta la percezione di personalizzazione e cura nei confronti della persona. I dati mostrano che i benefit più richiesti sono i voucher (45 %), i rimborsi delle spese scolastiche (35 %) e le spese mediche (29 %).
Una maggior qualità del lavoro si traduce anche in un miglior clima aziendale: quando le persone sentono che l’impresa investe nella loro salute, nel loro tempo e nel loro equilibrio, tendono a collaborare con maggiore fiducia e senso di appartenenza.

Le modalità operative e le sfide nell’implementazione

Mettere in pratica un piano di welfare richiede alcune scelte operative e affronta diverse sfide. Innanzitutto, la modalità di erogazione: molte imprese oggi utilizzano piattaforme digitali centralizzate che permettono al dipendente di selezionare i benefit più in linea con le proprie esigenze. Nel 2024 il 49 % delle aziende ha dichiarato di utilizzare una piattaforma dedicata.
Una seconda sfida rilevante è la personalizzazione: in aziende con generazioni diverse – dai tradizionalisti alla generazione Z – i bisogni e le aspettative cambiano sensibilmente. In particolare, il 56 % delle imprese ha attivato soluzioni di welfare specifiche per diverse coorti generazionali.
Un altro aspetto critico è la comunicazione interna: il 42 % degli HR ritiene che la comunicazione del welfare ai dipendenti sia ancora insufficiente.
Infine, occorre considerare il budget medio pro capite, che in Italia nel 2023 era di circa 890 €, in aumento del 6 % rispetto al 2022.
Ci sono dunque barriere legate alla cultura organizzativa, alle competenze del management HR e alla capacità di misurare il ritorno degli investimenti (ROI). Gestire queste sfide è fondamentale per non ridurre il welfare aziendale a semplice operazione formale.

Il welfare aziendale come leva strategica d’impresa

Quando il welfare è pensato come parte integrante della strategia d’impresa – e non solo come benefit accessorio – assume un ruolo potente. Le aziende che mostrano un livello elevato di welfare registrano anche performance economiche superiori: le imprese con welfare molto sviluppato avevano un fatturato pro-dipendente di 470 mila euro, contro 193 mila euro delle imprese con welfare più blando.
 

In questo contesto, un partner esterno specializzato può fare la differenza nella definizione, implementazione e comunicazione di un piano. Un esempio è il gruppo Pellegrini, realtà consolidata nel settore dei servizi alle imprese, che offre soluzioni integrate e personalizzate per migliorare il benessere dei lavoratori e delle loro famiglie. Il brand ha ampliato l’offerta di servizi di welfare in azienda, affiancando le organizzazioni nella progettazione di iniziative su misura per il benessere complessivo del personale.
Integrare un partner di questo tipo consente alle organizzazioni di orientarsi verso modelli sostenibili di welfare, migliorando la qualità del lavoro e rafforzando la propria identità aziendale.

I trend in evoluzione e cosa aspettarsi

Guardando avanti, alcuni trend emergenti nel welfare aziendale indicano la direzione verso cui si stanno muovendo le imprese. Una prima tendenza riguarda la personalizzazione dei benefit, sempre più su misura per età, ruolo e preferenze dei collaboratori.
Una seconda dimensione è la digitalizzazione: piattaforme, app e dashboard rendono più semplice l’accesso ai servizi, l’utilizzo consapevole da parte dei dipendenti e la raccolta di dati per valutarne l’efficacia.
Una terza linea riguarda il collegamento del welfare con le politiche ESG (Environmental, Social, Governance): la responsabilità sociale d’impresa si estende al benessere dei collaboratori, alla sostenibilità del lavoro e alla conciliazione vita-lavoro.
Infine, la salute mentale e il benessere psicologico rappresentano una priorità crescente: il 20 % delle imprese prevede di introdurre misure specifiche di supporto entro i prossimi 12-18 mesi.
Questi trend indicano che il welfare aziendale non è un “extra” temporaneo, ma un elemento strutturale della governance organizzativa.

Perché la qualità del lavoro può davvero migliorare grazie al welfare

Molti lavoratori si chiedono: “Ma davvero un piano di welfare può cambiare il mio quotidiano?” La risposta è sì, se si considera come il welfare incida su elementi concreti della vita professionale. Favorendo una migliore conciliazione tra vita privata e lavoro, offrendo assistenza sanitaria o supporto psicologico, si riducono assenze e si migliora la salute.
La possibilità di scegliere i propri benefit fa percepire ai dipendenti di essere considerati e valorizzati, migliorando la relazione con l’azienda e la motivazione.
Poiché la produttività dipende anche dallo stato mentale e fisico del collaboratore, un piano di welfare ben progettato può generare un effetto moltiplicatore sulla qualità del lavoro.
Il miglioramento del clima interno porta inoltre a più collaborazione, meno conflitti e maggiore innovazione, trasformando il benessere in un vero vantaggio competitivo.

 

Il welfare aziendale ha superato la fase sperimentale ed è ormai un fattore strategico per migliorare la qualità del lavoro. Non si tratta solo di benefit o buoni acquisto, ma di creare un sistema che prenda in considerazione le esigenze delle persone e le integri nella visione dell’impresa. Le aziende che investono in questo ambito ottengono maggiore motivazione, produttività e reputazione, mentre i lavoratori trovano contesti più sani e stimolanti.
Il welfare aziendale rappresenta oggi una delle leve più efficaci per costruire un futuro del lavoro più umano, sostenibile e competitivo.






 

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