Un nuovo gruppo di ricerca per trovare una soluzione medica alle lesioni del midollo spinale, un problema che impatta per 16 pazienti ogni milione di abitanti in Italia, ovvero con 800 nuovi casi ogni anno.
È quello che nasce sotto la Mole, grazie alla passione e al talento dei ricercatori del Nico, Neuroscience Istitute Cavalieri Ottolenghi dell'Università di Torino. Dunque una partnership per aiutare e spingere la ricerca oltre i limiti del possibile. La sfida che, quotidianamente, affronta anche Hervé Barmasse, alpinista e testimonial dell'iniziativa. A seguirlo, tra i banchi dell'aula magna della Facoltà di Anatomia, anche un ospite speciale come Boosta, tastierista dei Subsonica, legato da una lunga amicizia.
L'obiettivo del gruppo di ricerca è creare un legame sempre più forte tra clinica e laboratorio, per trovare soluzioni nuove a conseguenze che colpiscono persone reduci da incidenti stradali, sportivi o domestici. Ma che interessano anche il processo degenerativo della colonna (8 casi su 100mila abitanti, in questo caso).
"L'impossibile non esiste - dice Barmasse - perché altrimenti l'uomo non sarebbe mai andato oltre i suoi limiti. La mia vita spesso mi porta sugli 8000 metri, ma la scalata comincia per me da una risonanza magnetica, legata a un problema di salute". Una patologia vertebro midollare che ha rischiato di allontanarlo per sempre dalle vette, ma che ha superato proprio grazie alla neurochirurgia e ai suoi progressi.
Nato in un piccolo paese in Val Tournenche, un migliaio di anime, da sempre viene etichettato come "figlio del Cervino", dalla passione di papà che celebra il giorno della sua nascita con una scalata. Scia, prima di scalare. Ma un incidente in gara lo conduce a 6 operazioni alle ginocchia e all'abbandono dell'agonismo. Diventa maestro di sci e coltiva la passione paterna dell'alpinismo. Un'illuminazione.
"L'obiettivo della nostra ricerca è stimolare la rigenerazione delle fibre nervose lesionate tramite terapie sperimentali innovative - spiega Alessandro Vercelli, direttore scientifico del NICO - e per affrontare al meglio questa sfida abbiamo deciso di unire le forze con Diego Garbossa, direttore della scuola di specializzazione di Neurochirurgia dell'Università di Torino e con le nostre ricercatrici Marina Boido e Annalisa Buffo, del dipartimento universitario delle Neuroscienze".
"La chirurgia - assicura Garbossa - grazie a tecniche sempre meno invasive, può riallineare fratture vertebrali. Ma può fare poco con i danni midollari. Ma la scienza di base potrà aiutare a ripristinare in futuro lesioni neurologiche invalidanti".
"La cordata funziona in montagna, affrontando insieme i problemi difficili - conclude Barmasse - e funziona allo stesso modo anche nella ricerca".