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Nuove Note | 03 marzo 2019, 06:00

Agnese Conforti: scrivere canzoni è come fare autoanalisi

A fine Aprile uscirà il suo nuovo singolo che farà parte del primo album che pubblicherà.

Agnese Conforti: scrivere canzoni è come fare autoanalisi

Agnese ha scritto la sua prima canzone a sei anni simulando una batteria con delle padelle, da quel momento non ha più smesso. Anche la suala sua formazione musicale inizia in tenera età, ha cominciato a studiare canto e chitarra alle elementari. Per lei scrivere pezzi è un po’ come un’autoanalisi psicologica, altre volte invece le sue canzoni sono frutto di lunghe riflessioni. A fine Aprile uscirà il suo nuovo singolo che farà parte del primo album che pubblicherà.

Scrivi testi e canti sin da piccola, ma cosa ti ha avvicinata alla musica?

Sinceramente devo dire che la cosa che più mi ha avvicinato alla musica è stata la consapevolezza, avuta fin da che io abbia memoria, del fatto che io avrei fatto musica, o che avrei fatto questo nella vita. Ho scritto la mia prima canzone a sei anni arrangiandomi con padelle e pentole per simulare una batteria, ma ho sempre saputo che avevo qualcosa da dire e quel qualcosa veniva fuori in un modo migliore con la musica. Una piccola pressione l’ho sempre avuta anche da parte di mia nonna che quando ero piccola ha deciso di seppellire il mio cordone ombelicale sotto l’albero di rose più fiorito della città. Secondo le dicerie comuni questo avrebbe fatto crescere la bambina o il bambino con doti canore, quindi diciamo che il mio destino era pressoché segnato e si sa che non si contraddicono mai i più saggi!

Hai cominciato alle elementari a studiare canto e chitarra, quanto è importante la formazione per far musica?

Io penso che la formazione per fare musica sia molto importante. Credo che se un bambino studia musica o uno strumento e includo anche il canto, sin da piccolo, indubbiamente sarà avvantaggiato e potrà sfruttare al meglio le proprie capacità. La storia della musica ci insegna, però, che tantissimi geni  o icone della musica mondiali erano autodidatti e che, nonostante non abbiano  mai studiato, sono riusciti a tirare fuori dei capolavori indelebili per l’umanità. Credo fortemente però che lo studio della musica per chi voglia fare questo mestiere sia quasi una base sicura dove costruire la propria musica, come se fossero le fondamenta di una casa che poi viene abbellita sulla base della propria creatività, ma che senza fondamenta sicure non possa superare più di un piano.

 

Sei passata dal rock, al gospel, fino al jazz e adesso sei cantautrice cosa è rimasto e cosa hai perso musicalmente in questo percorso?

Credo che l’anima rock che è in me non morirà mai e rimarrà sempre predominante perché ha veramente segnato delle tappe troppo importanti per la mia carriera musicale. Sono anche dell’opinione che la musica vada ascoltatta tutta perché anche inconsciamente il nostro cervello capta segnali che rimangono anche senza la nostra consapevolezza. Oggi è praticamente impossibile creare qualcosa di totalmente nuovo, l’originalità di ogni artista sta nella sua storia e nella sua rielaborazione di ciò che ha fatto proprio. Quindi in realtà non credo di aver perso niente di tutto ciò che sono stata, anzi credo di aver assorbito altri stili e generi musicali con le esperienze di vita e con gli anni trascorsi.

Hai partecipato ad una puntata di “Amici”, che sapore ha cantare in un palco ma davanti alle telecamere televisive?

Quella di Amici è stata un’esperienza indubbiamente emozionante e diversa dal solito. Ho avuto l’occasione di conoscere e toccare con mano la realtà dei talent show, una realtà televisiva e quindi molto diversa da quella del semplice suonare in pubblico. L’emozione è molto diversa, l’attenzione che spesso riversi sullo sguardo del pubblico che ti ascolta adesso si focalizza molto sul fatto che ci siano telecamere a riprenderti. Se devo essere proprio sincera dopo un po’ ci si abitua e ci si scorda quasi di essere ripresi perché la puntata segue il proprio corso come se fosse dal vivo. Indubbiamente è un’esperienza che rifarei molto volentieri.

Come nasce un tuo testo?    

In realtà non ho sempre lo stesso modus operandi per comporre un testo. Certe volte nasce da un mio forte disagio, da una situazione spesso scomoda che devo trasformare e far defluire in qualcos’altro. Certe volte quindi è quasi un’autoterapia, studiando psicologia posso garantire che è come se fosse una seduta dallo psicologo. Mi aiuta, mi libera e mi fa sentire meglio. Certe volte invece il testo proviene da una lunga riflessione, oppure da una situazione bella o paradossale che mi accade. Ho scritto di un tizio che mi importuna in discoteca con un look molto discutibile, del fatto che non reggo l’alcool ma ho scritto anche del senso pessimistico che ha la vita certe volte per me. Certe volte scrivo di persone che si innamorano, certe volte di persone che si lasciano o che si amano e odiano come catulliana memoria ci ricorda. Certe volte scrivo il testo impulsivamente, di getto, altre volte faccio un lavoro di labor limae che dura anche settimane. Insomma, i miei testi sono un po’ lunatici, proprio come me.

Dopo i singoli che hai pubblicato, hai in serbo delle novità che usciranno ad aprile. Puoi anticiparci qualcosa?

Ho l’onore di aver avuto qualcuno che abbia creduto in me, nella mia musica e nella mia personalità artistica. Queste persone hanno un carico lavorativo non indifferente alle spalle con artisti veramente di grande calibro nella scena musicale italiana. Tutto questo per dire che il lavoro che sta dietro ad ogni cosa è veramente tanto grande che certe volte non ci si immagina neanche. Chi non è del settore non può capire i tempi di attesa, i tempi morti e quelli pieni di soddisfazione che può regalare il fatto di  provare a fare questo mestiere. Ad aprile uscirà il mio progetto che vedrà l’uscita di un singolo e altre novità che non vedo l’ora di poter condividere non appena sarà il momento giusto. Per adesso posso dire che a Marzo gireremo il videoclip del singolo e che ad Aprile/Maggio sarà finalmente disponibile. Il singolo parla del mio modo di vedere la vita, un modo un po’ troppo pessimistico, è vero, ma con un finale diciamo un po’ a sorpresa e spero che le persone che lo ascolteranno troveranno una parte della propria esperienza personale nelle mie parole.

La tua Torino musicale e non.

Voglio partire proprio analizzando la domanda, perché è in essa che si trova la risposta. La “mia” Torino. Posso dire che fino ad un anno fa non avrei mai pensato che Torino fosse “mia”, mi sentivo ancora un’estranea in una nuova città, invece ad oggi posso dire che è veramente “mia”,  perché è qua che mi sento a casa. E devo dire che è proprio grazie a questo modo di vederla “mia” che sono riuscita a fare miei tanti aspetti musicali che ha. Non è possibile vivere a Torino per una musicista e non essere contaminati dalla mole di sonorità che si respira. In qualsiasi vicolo o strada di Vanchiglia tu ti imbatta è impossibile non sentire della musica. È proprio grazie a questa nuova ondata di “contaminazione” che sono riuscita ad andare avanti e a superarmi ogni giorno con testi e sound nuovi. È proprio grazie alla “mia”, perché mia l’ho fatta, Torino musicale che oggi posso essere qua a raccontare il mio progetto e la ringrazio per questo.

News, live in programma, appuntamenti.       

Presto caricherò sulla mia pagina Instagram video di live e di pezzi inediti, quindi tenetevi aggiornati. L’ultimo live che ho fatto al Jazz Club verrà pubblicato sulla mia pagina youtube nei prossimi giorni. Le prossime date a Torino sono ancora da confermare ma si prevedono a partire dalla seconda metà di marzo. L’appuntamento da ricordare è l’uscita del mio singolo a fine Aprile. Ancora non c’è una data precisa, ma vi terrò aggiornati sulla pagina e spero che vi piacerà e che vi farà emozionare almeno quanto io mi sono emozionata ad averlo scritto e ad averci lavorato sopra.

Info su https://www.instagram.com/p/Brc86chgnhV/

 

 

Federica Monello

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