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Politica | 01 maggio 2019, 07:33

Salizzoni: “Il Grande Torino ancora oggi patrimonio dell’Italia”

Il noto trapiantologo, candidato alle prossime regionali, racconta la sua fede granata e il 4 maggio: “Un giorno speciale, pieno di commozione”. E parla della passione per il ciclismo, a pochi giorni dal via del Giro

Salizzoni: “Il Grande Torino ancora oggi patrimonio dell’Italia”

Ha deciso di lasciare il camice bianco per indossare i panni del consigliere regionale, se verrà eletto il 26 maggio. Ma il professor Mauro Salizzoni, oltre che un trapiantologo di fama internazionale, è anche un grande tifoso del Toro, che non ha mai ammainato la sua bandiera granata.

Non sono un grande esperto ma un tifoso di vecchia data sì. La passione per questi colori me l’ha trasmessa mio padre, che aveva visto giocare il Grande Torino”. Lui, nato alcuni mesi prima della tragedia del 1949, parla così del 4 maggio: “Sono salito una volta sola a Superga il 4 maggio, ma è stata un’emozione enorme, ne ho un ricordo pieno di commozione”. A 70 anni di distanza, quella squadra è un ricordo ancora vivo non solo nella mente di coloro (pochi ormai) che avevano visto giocare Valentino Mazzola e compagni, ma anche delle giovani generazioni.

Come spiegare questo fenomeno? “Quel Torino non era solo una squadra di calcio”, fa notare il professor Salizzoni. “Era venuta fuori dalle macerie della guerra, aveva aperto nuove speranze e nuovi orizzonti, interpretava il senso di riscossa che animava tutto il Paese. E poi la tragica fine che hanno fatto quei ragazzi è un ricordo che resta scolpito per sempre, al di là delle generazioni”.

Dal passato al presente. Per chi da ragazzo ha sognato grazie ai gol di Pulici e alle giocate di classe di Zaccarelli, oggi il giocatore che fa vibrare il cuore è Belotti: “Ci mette l’anima, il cuore. Segna gol importanti, è un vero capitano per come sa incarnare lo spirito granata”, dice di lui il professor Salizzoni. “Siamo arrivati alla volata finale con la squadra che può centrare un risultato importante. Io sono ottimista, il nostro Toro andrà in Europa”. E magari, in una di queste ultime partite, Mauro Salizzoni ha detto che farà ritorno allo stadio, dopo aver visto dal vivo i granata solo all’inizio della stagione contro la Spal, quando era allo stadio in compagnia del suo nipotino francese Gaspard.

Ma tra pochi giorni prenderà il via anche il Giro d’Italia e il ciclismo da sempre è un’altra passione del professore, che non a caso di sé dice: “Una vita per la medicina assieme a 42 Ivrea-Mombarone. Io ho sempre corso in bici”, ama ricordare. “Sono stato uno Junior e ho fatto anche una stagione da dilettante. Ero un passista scalatore, ma erano altri tempi”. Del ciclismo attuale apprezza soprattutto Vincenzo Nibali tra gli italiani e Julian Alaphilippe a livello internazionale.

Il professor Salizzoni, che è stato anche respnsabile dell’antidoping, ai tempi in cui la Federciclismo era diretta da Giancarlo Ceruti, nei primi anni Duemila, si dice convinto che le due ruote di oggi siano più “pulite” rispetto al passato. “E’ finita l’era dell’epo e delle trasfusioni, oggi i ciclisti sono più controllati, lo dimostrano i valori medi di ematocrito”.

Cosa possa fare la politica per il ciclismo e lo sport in generale, per Salizzoni è chiaro: “Contribuire a diffondere la cultura sportiva e dell’antidoping partendo dalle scuole e dai circoli sportivi, per trasmettere esempi e modelli positivi per le nuove generazioni”.

Massimo De Marzi

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