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Economia e lavoro | 18 luglio 2019, 18:55

Gerardo Gatto è il nuovo presidente di Vol.To: “Chi sono e qual è la mia visione del volontariato oggi”

Il successore di Silvio Magliano, alla guida del Centro servizi per il Volontariato della provincia di Torino, si racconta in un’intervista

Gerardo Gatto è il nuovo presidente di Vol.To: “Chi sono e qual è la mia visione del volontariato oggi”

Il centro servizi Vol.To ha un nuovo presidente: l’assemblea dei soci, ritrovatasi il 4 luglio per il rinnovo delle cariche sociali, ha infatti eletto Gerardo Gatto quale successore dell’ormai ex presidente Silvio Magliano. Gatto, una vita passata nel mondo del volontariato, si è raccontato ai nostri microfoni.

- Gerardo Gatto, lei ha da poco assunto la carica di presidente dell’associazione Centro Servizi Vol.To, con quali ambizioni? Quali sono gli obiettivi del suo mandato?
Le ambizioni sono quelle di servire una realtà che a sua volta serve la società civile e distribuisce una quantità di reddito non indifferente, se pensiamo che alcune associazioni con 1 euro donato ne restituiscono da 10 a 20, lei capisce che servire queste realtà è servire la società civile e il bene dei nostri fratelli. Credo che le prime innovazioni che occorrerà introdurre, essendo in una società digitale e tecnologica, sono servizi come la firma elettronica o la posta elettronica certificata e le piattaforme per raccogliere fondi. In generale, occorrerà instillare nelle associazioni il fatto che siamo un corpo unico, ognuno con le sue specificità, ma ci sosteniamo e aiutiamo a vicenda. Questa sinergia moltiplica l’efficacia del servizio.

- Ecco, l’esperienza lavorativa, il percorso nel mondo del volontariato. Chi è Gerardo Gatto?

All’inizio ho osteggiato la parola volontario, perché il volontario è qualcuno che fa una cosa secondo un ideale e pensavo che non bisognasse essere volontari per agire per un ideale. Poi ho iniziato ad amarla questa parola: vuol dire mettere al servizio gratuitamente le proprie energie. Ho sempre affiancato il volontariato alla mia attività professionale, già ai tempi dell’università quando abbiamo costituito le prime cooperative per rispondere al bisogno dei libri cari degli studenti che non potevano permetterseli, poi ho seguito un’associazione per l’accoglienza dei parenti dei pazienti che arrivavano a Torino da distante per curarsi e ho fondato insieme Clara Cairola Mellano il Banco Farmaceutico per fornire farmaci ai poveri. La mia vita è stata puntellata da attività solidali, vengo da questo mondo. L’idea di assumere questo compito è un onore e corrisponde al mio stile di vita.

- Tra le particolarità che emergono guardando il suo curriculum vi è l’esperienza in Africa. Ce ne parli

Con le suore figlie di Maria Ausiliatrice in Adua, in Etiopia, abbiamo aperto un ospedale che si chiama Kidane Mehret, nato dall’esigenza di far fronte all’elevata mortalità materno-infantile. In Africa un bambino con un braccio rotto rischia di portare un handicap per tutta la vita, volevamo rispondere a questi bisogni immediati e semplici. 

- Come è nata questa idea?

Ho incontrato una realtà salesiana che stava costruendo un ospedale in Africa perché la loro missione è quella di educare i bambini, ma per educarli è necessario che vivano. Ecco perché abbiamo costruito questo ospedale, che con molta soddisfazione ha iniziato a lavorare all’inizio di quest’anno: ho contribuito alla gestione amministrativa, facendo da collante nei rapporti con i medici in Italia

- In ultimo la riforma del terzo settore, una grande novità per il mondo del volontariato. Come pensa di gestirla? 

Penso che bisognerà capirne l’evoluzione, perché ancora a mio avviso non è ancora chiara. Uno dei punti fondamentali sarà l’allargamento della platea dei partecipanti ai servizi e quindi una riduzione dei servizi. Bisognerà quindi pensare a modalità di gestione efficienti, che diano servizi di qualità a tutti. Credo che bisognerà aspettare i decreti attuativi e vedere come sarà suddiviso il Fun, poi in base a quello faremo una strategia precisa. L’unica cosa che si può dire adesso è che occorrerà trovare modalità di gestione che permettano di risparmiare ed erogare servizi a più enti. 

Redazione

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