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Economia e lavoro | 25 settembre 2019, 10:46

Conosciamo insieme il fotografo torinese Cristiano Denanni

Un'intervista su che cosa rappresenta oggi la figura del fotografo professionista, in Italia e nel mondo, nella vita reale e nell'universo virtuale di internet

Titolo della foto: "La strada di Chisciotte-25" (di Cristiano Denanni)

Titolo della foto: "La strada di Chisciotte-25" (di Cristiano Denanni)

Sono un fotografo e un autore di Torino. Da fotografo mi occupo principalmente di reportage di viaggio, ritrattistica e servizi matrimoniali, mentre per quanto riguarda la scrittura curo una sezione di scritti di viaggio per il quotidiano Il Fatto Quotidiano, scrivo pezzi di narrativa per il sito di letteratura e attualità Nazione Indiana e per alcune riviste cartacee, mentre da un anno è uscito un mio romanzo pubblicato in Italia per Autori Riuniti, dal titolo L'atlante dei destini.

Per quanto riguarda la fotografia, il primo approccio cominciò da ragazzo, ma svolgo questa professione a tempo pieno dal 2005. In qualche modo quindi, lavoro fra la mia città e… il resto del mondo. In realtà coltivo molte altre passioni e interessi, come la musica, la lettura, il cinema, ecc.. Come si può capire, oltre a svolgere singolarmente ognuna delle attività elencate, ho lavorato molto, negli anni, e ancora sto lavorandoci, per fare sì che potessero trovare una forma, almeno in alcuni casi, unica, dandosi manforte l'una con le altre. E, anche se non è certo facile o immediato, sto cominciando a raccogliere, poco alla volta, i risultati di questo "sforzo". Insomma la vita, nonostante spesso non ci sforziamo di ricordarlo, dura un attimo, ed è costellata di problemi, piccoli e grandi, per cui mi piace tentare di arrivare a fare della mia, quando e dove riesco, qualcosa che mi assomigli, mi appartenga e mi dia la chiara sensazione di realizzare i miei amori e i miei desideri. Anche se la strada è lunga ed è necessario alternare costanza e pazienza, ed il prezzo da pagare è importante.

Ha ancora senso la professione del fotografo? O addirittura l'arte? E se sì, qual è il significato oggi di questo lavoro?

Può risultare banale, o forse addirittura inaspettato, ma il senso della fotografia, sia essa una professione o anche “soltanto” una passione, rimane sempre lo stesso: raccontare la realtà. Che sia una storia minima, privata, circoscritta, oppure una realtà più estesa e complessa. Il fatto è che la fotografia è un linguaggio, un metodo della comunicazione. Fine a se stessa, come qualsiasi altro strumento, serve a ben poco. Scattare foto per pura estetica può essere soddisfacente o eccitante, addirittura, ma è un risultato che permane qualche minuto, al limite qualche ora. Raccontare qualcosa invece ha un significato ben più profondo e duraturo. Ecco perché, sulla base di questo discorso molti fotografi di un certo “spessore” sostengono, e hanno assolutamente ragione, che una buona fotografia non è necessariamente bella. Intendendo con questo che ciò che conta è ciò che trasmette, ciò che significa, ciò che racconta, appunto. E magari quel leggero sfarfallio, quel mosso, quella imperfezione tecnica passano in secondo piano, innanzi al significato che trasmette. O addirittura, in alcuni casi, l’apparente imperfezione aggiunge ulteriore pathos, perché quel determinato scatto, in quella determinata situazione, non avrebbe potuto trasmettere un certo senso se non attraverso quell’errore… che non è un errore ma parte di un racconto. Attenzione quindi a tenere bene a mente e separati i concetti di estetica e di significato.

Come vede un fotografo professionista ed esperto di reportage di viaggio il fenomeno degli influencer su Instagram? Qual è il livello di qualità che percepisci?

Quello dei cosiddetti “influencer” è un argomento che ha varie sfaccettature. A conti fatti sono dei professionisti di marketing. Utilizzano il loro “seguito”, misurabile in followers ed engagement, per trasformarlo in opportunità di guadagno, prestando (a pagamento, ovviamente) la loro visibilità in certi ambiti (viaggio, moda, cultura, tecnologia, ecc…) in cambio di un qualche ritorno, sia esso monetario o di scambio. L’esempio classico è quello del travel blogger che sui suoi canali social o sul suo blog parla di un hotel nel quale sta soggiornando, e la struttura gli offre la permanenza per una o più notti. Evidentemente per far sì che questo meccanismo possa realizzarsi, è necessario che l’influencer in questione abbia un pubblico più vasto possibile, ma, quel che conta maggiormente, è che questo pubblico sia in linea con il tema che si sta trattando. Inutile dire che anche se io avessi un milione di followers iscritti ai miei canali di viaggio e poi sponsorizzassi un profumo o un’automobile, fallirei ogni aspetto di un eventuale contratto: non facendo vendere probabilmente neppure un prodotto, e rischiando facilmente di perdere una buona parte del mio pubblico, che a quel punto mi vedrebbe soltanto come una “marchetta”.

A proposito di viaggiare, qual è il paese che hai visitato che ti ha "comunicato" maggiormente e che ti è piaciuto di più, dal punto di vista fotografico?

Ho apprezzato o addirittura amato molti paesi e molti luoghi. Per i più svariati motivi, come si potrà bene intuire. In qualche modo tutti mi sono rimasti nella memoria per qualche motivo, qualcuno ovviamente più di altri. Se però devo soffermarmi sull’aspetto fotografico, probabilmente quello che mi ha offerto di più è stato il Cile. Dove sono riuscito a fotografare paesaggi e scorci ai limiti del credibile a nord, nel deserto di Atacama, il deserto più arido del pianeta, nella Valle della Luna. Pochi chilometri più su inoltre, sfiorando il confine con la Bolivia, ho visto e fotografato i geyser chiamati del Tatio, una zona a 4000 metri d’altitudine costellata di geyser che eruttano dal terreno e compongono, con l’aiuto delle catene montuose circostanti, un panorama mozzafiato che se non l’avessi visto coi miei occhi, direi che è un’invenzione cinematografica, con tanto di effetti speciali! Dalla parte opposta invece, la Terra del Fuoco. In realtà questa regione è condivisa fra Cile e Argentina. L’orizzonte è radicalmente diverso da quello del deserto, come da quello dell’altipiano del Taio, ma la suggestione e le atmosfere sono davvero emozionanti. Insomma, oltre che per le emozioni e per l’esperienza umana, il Cile ha saputo regalare qualcosa di impressionante e indelebile anche alla mia passione e al mio mestiere di fotografo!

La massificazione della fotografia, cominciata in un primo momento con la grande diffusione delle fotocamere digitali compatte, e poi con i social (primo fra tutti Instagram), ha influenzato il modo di operare anche dei fotografi professionisti?

Vorrei dire di no, ma invece penso sia così. Vorrei dire di no perché se esistesse un mondo ideale, allora parlando di fotografia sarebbe bello che le influenze arrivassero da qualcosa di più “alto”, e che ciò verso cui mirassimo fosse migliore di ciò che già stiamo facendo. Per fare un esempio personale, cerco sempre di ispirarmi ai “grandi”, che so bene che non raggiungerò ma che rimangono costantemente un esempio, tecnico e/o artistico. Contraddicendomi un poco, però, potrei continuare dicendo che è importante comunque avere il polso dei tempi e della realtà. Per cui, da questo punto di vista, le influenze se non addirittura i condizionamenti, sono inevitabili. Il mondo non è fatto a compartimenti stagni, per fortuna, e la fotografia non fa eccezione. Per cui sapere che oggi non si ha più a che fare soltanto con la carta e le esposizioni fotografiche, ma anche col web e i social, è necessario. E, se si riuscisse a farne un uso consapevole, capace, serio, si può pensare di aggiungere qualcosa di importante al proprio lavoro (anche quello di fotografo), e si può riuscire a raggiungere un più vasto pubblico. Sia chiaro, non penso che il mondo “virtuale”, sia esso quello del web e dei siti che quello dei social siano negativi o diseducativi, affatto. Sono uno strumento enorme, e come tutti gli strumenti, assumeranno i valori e i contenuti di chi li utilizza. La mia piccola riluttanza è riferita al fatto che la fotografia, come anche il cinema e la musica, non hanno possibilità di essere goduti appieno su dispositivi con piccoli monitor, piccoli diffusori acustici ecc… Ed è un peccato. Molte persone oggi, soprattutto fra i più giovani, pensano che l’alta fedeltà sia quella che esce dai diffusori del computer o dagli auricolari dello smartphone. Ma non è così. L’alta fedeltà è un altro mondo! Stesso discorso per le fotografie e i video. Mi spiace che si stia perdendo un poco (con tutte le eccezioni, sia chiaro) questo tipo di consapevolezza. Il cinema è… al cinema. La fotografia è… su carta (e possibilmente su grande formato). La musica esce dalle casse di un impianto stereo, o meglio ancora… dal vivo. Sembra poco, ma in realtà cambia tutto!

Quali sono gli ambiti e i generi fotografici che predilige e di cui si occupa maggiormente?

Quando cominciai a fotografare, da amatore, fotografavo di tutto, come è normale che sia. Allo stesso modo, i primi tempi in cui cominciai questo mestiere a tempo pieno, cercavo e accettavo tanti tipi di lavori. Non dico che fotografassi tutti i generi, perché è impensabile, anche dovessimo riferirci soltanto all’aspetto tecnico e alla attrezzatura. Ci sono ambiti in cui bisogna davvero essere specializzati, e nei quali è necessario possedere attrezzature talmente “estreme” -e anche care!- che se non sai di volerti occupare di quel tema o di quel genere per qualche anno almeno, non ha senso investire tempo e capitali. Però è vero che all’epoca spaziavo dalle cerimonie alle fotografie aziendali, dalla fotografia a scopo promozionale all’industriale, dalla ritrattistica (cristianodenanni.com/ritratti-lenti/) al paesaggio, e così via. Col tempo ho cominciato a selezionare. E a stringere il campo a quegli ambiti e a quei temi che davvero mi interessano, che davvero mi permettono di ”dire” qualcosa, di rappresentarmi insomma. E questi ambiti sono il reportage di viaggio, da una parte, e la ritrattistica (book e dintorni) e i matrimoni. Sono generi molto differenti, è vero, ma in comune hanno la possibilità di fare, o costruire, dei racconti. I volti delle persone, siano essi per la strada o dall’altra parte del mondo, oppure in studio o durante uno dei giorni più importanti della vita di una coppia, sono a mio modestissimo parere uno dei racconti di vita più intensi e profondi che ci siano. Gli stessi viaggi, che io amo molto, sarebbero ben poca cosa se non ci fossero le persone, gli esseri umani, e il loro bagaglio di vita e storie.


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